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Diario dalla comunità di San Marcos Avilés, Chiapas

di Marco Cavinat

San Marcos Avilés Chiapas 1Sono arrivato alla comunità di San Marcos Avilés, situata in cima a un altopiano nel cuore della Selva Lacandona, grazie a un progetto del Fray Bartolomé de Las Casas, il centro per la difesa dei diritti umani che da 25 anni dalla città di San Cristobal de Las Casas sostiene in diversi modi le vittime della violenza e della repressione nello stato messicano del Chiapas, e quindi principalmente gli indios. Da qualche anno è operativo il progetto ‘‘Bricos”, che consiste nel documentare lo stato di alcune situazioni di conflitto attraverso l’invio di ‘‘brigate civili di osservazione’’. Le brigate sono destinate alle zone nelle quali il conflitto è vivo oppure dove è latente ma la tensione è comunque alta, quindi soprattutto in quelle comunità dove vive chi ha scelto la strada dell’autonomia e della resistenza. Nelle comunità autonome, zapatiste ma non solo, il conflitto è normalmente causato da militari o paramilitari che agiscono nella zona, ma in alcune realtà, come quella di San Marcos Avilés, le ragioni sono da ricercare all’interno della comunità stessa.

Nel 1994, anno dell’insurrezione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, l’uomo che possedeva tutte le terre della comunità di San Marcos è stato cacciato da quegli indios che aveva sfruttato fino al giorno prima. Il possidente, poi, ha preteso una liquidazione per lasciare quei terreni ai contadini ribelli. “Abbiamo già pagato con il sangue dei nostri compagni”, è stata la risposta che ha ottenuto da loro. Da quel giorno le terre sono state dichiarate di proprietà dell’EZLN, per essere lavorate dalla gente di San Marcos che, dopo decenni di sfruttamenti e angherie, ha cominciato ad avere la possibilità di scegliere le condizioni del proprio lavoro e di beneficiare per intero dei suoi frutti. Così per un paio d’anni la comunità resta compatta e diventa una delle tante basi d’appoggio zapatiste, note anche con l’acronimo BAZ, ma nel 1996 arrivano i programmi d’appoggio del governo federale e dello stato del Chiapas, che rappresenteranno la prima causa di divisione nelle comunità autonome.

Gli indigeni che indossano il passamontagna per conquistare ‘‘terra e libertà’’, infatti, hanno conquistato un alto livello d’attenzione mediatica internazionale, troppo alto per essere repressi nel sangue secondo i “metodi” tradizionali dei governi messicani. Così, sia a livello statale che federale, il governo intraprende in Chiapas quella che viene definita ‘‘guerra sporca’’ o di bassa intensità: da una parte, paramilitari prezzolati che aggrediscono comunità e fanno sparire persone manovrati e finanziati dai partiti in un contesto di progressiva militarizzazione della regione. Dall’altra, appunto, i programmi di appoggio che prevedono aiuti economici per madri capofamiglia, per le famiglie con bambini e anziani a carico, oppure crediti e versamenti per ristrutturare casa. Insomma il governo messicano si ricorda improvvisamente dell’esistenza degli indios, in una regione che a livello nazionale ha la più alta percentuale di popolazione indigena, da sempre dimenticata, sfruttata ed emarginata, e che è anche quella meno alfabetizzata e con il più alto tasso di mortalità infantile. È quindi a colpi di puro assistenzialismo che i governi da allora cercano di fermare il dilagare degli zapatisti nelle comunità, senza presentare un solo progetto serio di sviluppo per queste.

Anche a San Marcos Avilés i programmi d’appoggio governativi hanno creato una netta divisione: dal 1996 molte persone hanno iniziato a togliersi il passamontagna e a uscire dall’organizzazione zapatista, della quale oggi fanno parte 34 famiglie: circa 140 sono invece le famiglie che si sono iscritte ai partiti politici nazionali per ricevere i loro soldi, i soldi degli stessi partiti che anche qui hanno sempre supportato i padroni delle terre e le multinazionali ai danni dei popoli che da sempre abitano queste zone. Tutto questo non rappresentava un problema di per sé per i compas (che è come i compagni zapatisti si chiamano tra loro), ma è chiaro che chi già si è venduto voglia sempre di più: quando nel 2010 hanno dichiarato che avrebbero costruito una scuola autonoma per i propri figli, come disposto dalla comandancia dell’EZLN, gli uomini passati dalla parte dei partiti (ricevere i programmi d’appoggio significa la sottoscrizione ufficiale al partito) definiti ‘‘partidistas’’ hanno utilizzato questo pretesto per presentarsi armati nelle case delle famiglie zapatiste e cacciarle nella notte.

San Marcos Avilés ChiapasSecondo quanto affermano i compas le intenzioni dei loro vicini partidistas sono chiare da anni: in nome della loro legittimità di fronte al “manipolo di testardi” che continua a far parte di un movimento clandestino di insorti, avrebbero come unico obbiettivo quello di appropriarsi di tutti i terreni appartenenti alle famiglie zapatiste. Per fare in modo che i propri figli potessero frequentare una scuola differente da quelle del “mal gobierno”, che impongono la storia coloniale e che tendono a negare le tradizioni e la cultura indigena, le 34 famiglie sfollate si sono trovate a soffrire la fame e il freddo nella notte della montagnane alcune donne hanno dovuto partorire in condizioni difficilmente immaginabili. Con il supporto delle comunità zapatiste vicine e di varie associazioni civili i compas sono potuti tornare dopo 33 giorni, trovando le loro case saccheggiate,  alcune piantagioni distrutte e il raccolto del caffè completamente sparito.

Da allora la situazione continua a essere tesa, e attualmente la principale questione (o pretesto per alimentare il conflitto) è quella legata all’elettricità che i compas non pagano almal gobierno. Questa disobbedienza non sembra piacere ai partidistas che in varie occasioni hanno minacciato di cacciare nuvamente le 34 famiglie delle BAZ e di tagliare i cavi della luce che utilizzano. La nostra brigata di osservatori del progetto Bricos si ritrova all’alba a San Cristobal per salire su un furgoncino, pronto a lasciare la città per inoltrarsi nella selva, ed è composta da me, un tedesco, una spagnola e una venezuelana. Ci vogliono sei ore per arrivare alla comunità di San Marcos. Un compa di cui conosciamo solo il nome ci attende al municipio di Chillòn per poi salire assieme a noi sull’ultimo mezzo che si arrampica per la montagna fino ad arrivare alla cima dell’altopiano. Lì ci troviamo davanti alla escuelita autonoma, centro delle discordie del 2010, con i suoi murales in cui spicca l’immancabile faccione di Zapata. Ci siamo.

L’accoglienza è calorosa e i primi giorni scorrono pacificamente. Addirittura, durante la festa di un santo per la quale gli zapatisti hanno invitato una banda a suonare, lo spazio dedicato alle danze viene circondato da giovani appartenenti alle famiglie di partidistas che un compa, preso il microfono, invita a unirsi a loro. Per qualche ora ballano tutti insieme. Nonostante l’apparente tranquillità iniziale sono tanti i piccoli segnali che ci fanno percepire il costante stato d’allerta: ogni volta che ci muoviamo veniamo scortati da uncompa e ci viene raccomandato di non lasciare la zona dell’accampamento dopo le 8 di sera.

All’inizio della seconda settimana l’uomo che assieme alla sua famiglia condivide la casa con noi ‘‘osservatori’’ ci mette al corrente di alcune voci secondo cui i partidistas avrebbero l’intenzione di tagliare alcuni cavi che portano la luce alle case delle famiglie zapatiste. La sera stessa i compas si riuniscono nella zona del nostro accampamento e improvvisamente cominciano a dileguarsi. Qualcuno ci dice frettolosamente che, in effetti, sono sorti problemi legati ai cavi della corrente, mentre un uomo esce imbracciando un fucile. Per ore non sappiamo niente di ciò che sta succedendo, e l’unico zapatista che dopo qualche ora ci raggiunge non parla una parola di spagnolo, essendo la lingua locale il maya ‘‘tzeltal’’. La ragazza spagnola giura di aver sentito degli spari. Per tutta la sera donne agitate passano con i figli per la zona dell’accampamento. Con le orecchie sempre tese ci addormentiamo a fatica senza sapere niente.

San marcos aviles 2La mattina successiva un compa ci sveglia alle 7 chiedendo a me e al tedesco di seguirlo, mentre le due ragazze restano nell’accampamento. Scattiamo su, ci infiliamo gli scarponi ai piedi, le macchine fotografiche in tasca e ci avviamo dietro di lui. Strada facendo ci spiega che, com’era stato previsto, i partidistas hanno tagliato alcuni cavi che portano luce ed energia a una decina di case di famiglie zapatiste. I compas arrivati sul posto sono stati ricevuti con un lancio di pietre, accompagnate da minacce: quando i partidistas si sono avvicinati a un secondo pilone per tagliare anche quei cavi, un gruppo di donne zapatiste li ha accerchiati per proteggerlo. Anche loro sono diventate il bersaglio di un fitto lancio di pietre e due di esse hanno riportato ferite alla testa e al corpo.

I partidistas hanno sparato alcuni colpi in aria e, nonostante la scelta degli zapatisti di non reagire alle provocazioni, per tutta la notte la tensione è rimasta alta. Ci riferiscono anche che quella stessa mattina c’è stato un altro tentativo di tagliare i cavi, non appena icompas si sono allontanati un attimo, alla fine della nottata di veglia. infine un nuovo lancio di pietre ha ferito due zapatisti. Arrivati sul posto, Luis, l’uomo che ci fa strada, ci mostra alcune pietre che sono state lanciate. C’è un tetto di lamiera sfondato da altri pietroni. Dopo aver scattato alcune foto, saliamo fino ai piloni. I cavi sono stati tagliati. Fotografiamo, documentiamo, guardiamo in alto.

Dal nulla compaiono, scendono dalla montagna una trentina di uomini, puntano decisi verso di noi, hanno in mano pietre, bastoni, fionde e qualche machete. Il compa Luis non indietreggia di un passo, e noi di certo non lo lasciamo solo. Le grida e le minacce sono soprattutto contro di me e il tedesco: ‘‘Non vogliamo gringos, tornatevene a casa vostra”. Sono istanti lunghi, densi, quelli in cui ci fronteggiano a pochi metri di distanza, puntandoci contro le fionde. A un tratto sentiamo delle grida dal basso: un gruppo compatto dicompas, saranno una ventina, sta salendo verso di noi. Ci affiancano. Le due fazioni iniziano a discutere più che animatamente, e le uniche parole che possiamo cogliere in mezzo a tante frasi incomprensibili, gridate nella loro lingua, sono gli insulti. Dopo circa cinque minuti di tensione tra i partidistas compare qualcuno con una scala e un gruppo di loro si avvia verso un altro pilone. I compas ancora una volta decidono di non raccogliere la provocazione. Tra l’altro il goffo tentativo, “scala in mano”, stavolta non riesce perché l’attrezzo non è abbastanza alto. Lentamente il gruppo di partidistas si disperde e da questo momento la situazione pare sotto controllo, le cose si “normalizzano” per il resto della giornata e nei giorni successivi. Certo, continuano le minacce e le voci circa un possibile nuovo attacco ai danni dei compas, ma da queste parti ci sono abituati, sono problematiche “ordinarie”.

L’esperienza di poter condividere due settimane con queste famiglie della basi di appoggio zapatiste è stata incredibile. E incredibili sono anche la determinazione e la dignità di questi uomini e queste donne. La partenza da San Marcos è stata come un abbandono amaro, un adiós a tutte le famiglie con cui abbiamo condiviso luoghi, resistenze, speranze ma anche incertezze e inquietudini. Soprattutto per chi nel 2010 ha vissuto l’esperienza del desplazamiento, cioè la cacciata dalle proprie terre, e per i bambini ancora di più, le minacce si trasformano in paura, ma,  ascoltando le loro parole,  sembra che tutti, anche i più piccoli, abbiano compreso la portata della loro sfida. L’esperienza zapatista di costruzione dell’autonomia è qualcosa di straordinario anche per il livello di coscienza che questa gente ha acquisito. Nel mezzo della selva, in comunità tanto piccole quanto isolate e divise internamente come quella di San Marcos, si possono trovare esempi di resistenza quotidiana praticata con la massima naturalezza e consapevolezza.

I compas di San Marcos mi hanno impressionato per la lucidità con cui affrontano le situazioni di tensione e conflitto, e non si puà che ammirare la loro forza nel seguire ostinatamente il percorso dell’autodeterminazione, che per loro non è più un sogno. A chi è consapevole di questo non importa quale sia il prezzo. Tutto questo separa in modo netto i compas dai loro vicini che si sono venduti agli stessi partiti che hanno sempre favorito lo sfruttamento, l’emarginazione e l’eliminazione degli uomini e delle donne che abitano la selva. A San Marcos Aviles 34 famiglie, come migliaia di altre nel Sudest messicano, stanno combattendo quella che gli stessi zapatisti hanno definito “guerra contra el olvido” (“guerra contro l’oblio”). Non vogliono più essere dimenticati, messi da parte, in balia del proprio destino. “Mai più un Messico senza di noi” recitava uno striscione della carovana zapatista che nel 2006 percorse tutto il paese e realizzò la Otra Campaña. Chi, come i compas di San Marcos, non ha dimenticatole proprie origini, non abbassa la testa, non si lascia comprare e non si stanca di resistere, sta vincendo ogni giorno che passa. E allora ¡que siga la lucha!

 

http://www.carmillaonline.com/2014/06/27/diario-dalla-comunita-di-san-marcos-aviles-chiapas/

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 La Jornada – Venerdì 27 dicembre 2013

Aggredite basi di appoggio dell’EZLN a San Marcos Avilés, Chilón. Da tre anni resistono ad attacchi, esproprio di terre e minacce dei gruppi filogovernativi

San Marcos AvilésHermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 26 dicembre. Basi di appoggio dell’EZLN della comunità San Marcos Avilés, a Chilón, denunciano aggressioni, esproprio di terre e minacce in corso dal 15 dicembre scorso da parte di gruppi filogovernativi: Abbiamo avuto pazienza, abbiamo sopportato e resistito a tutto il male che ci fanno i membri dei partiti di questa comunità. La pazienza ora è finita e diciamo basta! E’ arrivato il momento di difenderci costi quel che costi, accada quel che accada.

Gli indigeni avvertono: Non permetteremo più che ci manchino di rispetto e ci neghino il diritto di vivere nella nostra comunità. A partire da questo momento riteniamo responsabili di tutto ciò che accadrà i tre livelli di governo ufficiale per non aver prestato attenzione all’accaduto.

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) ha ricevuto rapporti dalle brigate civili di osservazione internazionali su continue vessazioni, aggressioni, minacce di morte e sgomberi forzati contro gli zapatisti della comunità. E sottolinea che le autorità governative, invece di compiere il loro dovere di garantire l’integrità e la sicurezza personale degli abitanti e cercare una soluzione al conflitto, fino ad giorno la loro unica risposta è stata amministrare il conflitto.

Il Frayba ricorda che da tre anni la giunta di buon governo di Oventic e le basi zapatiste diSan Marcos Avilés hanno resistito agli attacchi del gruppo definito appartenente ai partiti, che ha compiuto azioni contro la scuola ed il progetto di autonomia zapatista con la copertura di funzionari di Chilón e del governo dello stato.

Il Frayba riferisce che l’11 dicembre, alle 6:30, Juan Pérez Cruz e sua moglie María Elena Cruz, entrambi del PRI, sono entrati nella piantagione di caffè di uno zapatista ed hanno rubato il raccolti di 200 pante di caffè. Alle ore 20:00 dello stesso giorno, dalla casa di Pérez Cruz, a 50 metri dall’accampamento della brigata di osservazione civile presente nel villaggio, si sono sentiti spari intimidatori contro le basi zapatiste. Il giorno 12, alle ore 06:00, Pérez Cruz si è presentato alla casa di uno zapatista dicendogli testualmente: Ti avverto che la tua piantagione di caffè non ti appartiene più, è mia perché tu non paghi l’imposta, quindi non tornare più nella piantagione di caffè e nella milpa altrimenti ti ammazzo col machete. Il giorno 14 sono partiti degli spari dalla casa di Pérez Cruz.

Successivamente, il Frayba è stato informato dagli osservatori civili che gli affiliati ai partiti continuano con le aggressioni contro altre basi zapatiste, consistenti in furti nelle milpe ed attrezzi. L’organismo esprime preoccupazione per la grave situazione e chiede al governo statale di controllare quelli che agiscono in maniera impune nella comunità, di sanzionare i responsabili di aggressioni, minacce di morte, furti, saccheggi e sgomberi, e che si rispetti l’esercizio del diritto all’autonomia, alla libertà di pensiero e di espressione, alla proprietà ed al possesso delle terre delle basi di appoggio dell’EZLN.

Il problema risale al 9 settembre 2010, quando 170 indigeni di tutte le età, zapatisti dell’ejido, furono cacciati violentemente da 30 persone del PRI, PRD e Partito Verde Ecologista del Messico, che arrivarono nelle loro case con bastoni, machete ed armi da fuoco. I fatti si verificarono dopo la costruzione della prima scuola autonoma nell’ejido. Quel giorno, per non rispondere all’aggressione, gli zapatisti si rifugiarono in montagna per 33 giorni.http://www.jornada.unam.mx/2013/12/27/politica/016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

 

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DESINFORMEMONOS

In Chiapas si scatena la violenza antizapatista

Hermann Bellinghausen

29 aprile 2013

San Cristóbal de las Casas, Chiapas. Soffiano venti allarmanti di violenza politica antizapatista nella regione tzeltal di Chilón, dove il governo ufficiale, come quello dello stato, appartiene al Partito Verde Ecologista (PVEM), nel caso questo significhi qualcosa. Nell’ejido di San Marcos Avilés, individui identificati come appartenenti ai diversi partiti politici (che da queste parti finiscono sempre di puzzare di PRI), hanno scatenato le ostilità, in atto comunque da oltre due anni, contro le famiglie zapatiste della comunità. Il tutto con minacce reiterate di morte e violenza, furti, avvelenamento dell’acqua e degli animali domestici, minacce con armi da fuoco, distruzione di appezzamenti ed il rischio di essere sgomberati violentemente, come già successo nel 2010.

E così, senza motivo apparente, il noto dirigente degli aderenti della Sestanell’ejido di San Sebastián Bachajón, a Chilón, Juan Vázquez Guzmán, viene assassinato con cinque precisi colpi di pistola sulla porta di casa da sconosciuti fuggiti a bordo di un veicolo di colore rosso e poi persi per le strade dell’impunità chiapaneca. Questo, la notte di mercoledì 24, alle ore 23:00.

Nell’ejido di Jotolá, vicino a San Sebastián Bachajón, le famiglie aderenti allaSesta sono minacciate di essere presto spogliate delle loro terre dal gruppo filogovernativo, con precedenti penali, della stessa comunità.

Il segnale di allarme che girava da varie settimane, è risuonato forte sabato 20 aprile quando la Giunta di Buon Governo dell’EZLN, nel caracol di Oventik, ha emesso un comunicato che dettagliava una ventina di aggressioni, alcune gravi, a San Marcos Avilés, in questo anno e nei due precedenti. Quello stesso giorno è arrivata a San Marcos una missione civile della Red por la Paz en Chiapas, composta da 10 centri per i diritti umani ed organismi indipendenti, per realizzare un’osservazione diretta di carattere umanitario.

Quella notte, i gruppi filogovernativi del PRI, PVEM e PRD minacciavano di espellere gli osservatori e sequestrare i loro veicoli, “perché scorrerà il sangue”. Ciò nonostante, domenica 21 aprile la Carovana Civile di Osservazione ha compiuto la sua missione e giovedì 25 ha diffuso un rapporto che conferma, con vivide testimonianze delle donne zapatiste dell’ejido, quanto denunciato dalla JBG.

Appena alcune ore prima avevano assassinato Juan Vázquez, fermo difensore del territorio del suo popolo contro il giogo governativo a favore dello sfruttamento turistico delle cascate di Agua Azul, nel municipio di Tumbalá, attigue a San Sebastián Bachajón.

Le nuove denunce di San Marcos Avilés hanno un denominatore comune con tutte le precedenti: si tratta degli stessi autori materiali. Dietro ad ogni aggressione ci sono i loro nomi. Che si sappia, nessuno è stato indagato. Piuttosto il contrario, lavorano fianco a fianco con la giunta comunale di Chilón e da vari anni con il sostegno diretto del governo statale, con una persistenza ormai ultrasessennale.

La JBG di Oventic “accusa direttamente” Lorenzo Ruiz Gómez ed Ernesto López Núñez, ed i figli del primo, Sócrates e Ismael Ruiz Núñez. TAnche i priisti Cruz Hernández, Santiago Cruz Díaz, Vicente Ruiz López, Manuel Vázquez Gómez e José Hernández Méndez, oltre ai “verdi” Rubén Martínez Vásquez, Manuel Díaz Ruiz, Victor Núñez Martínez, Victor Díaz Sánchez ed altre 30 persone. Questi aggressori “non lasciano vivere in pace” le basi zapatiste che sono già state sfollate nel 2010.

La JBG ricorda che ha denunciato “gli atti vergognosi di queste persone legate ai partiti” che provocano problemi tra indigeni della stessa comunità, organizzati dai governatori Juan Sabines Guerrero e Manuel Velasco Coello”. E sottolinea: “La risposta alle nostre denunce sono state volgarità, scherno e nuove minacce”.

Il comunicato descrive più di 20 aggressioni contro le famiglie zapatiste dal luglio 2011 fino al passato 18 aprile, quando ad uno zapatista è stata sottratta una proprietà dal sindaco di Chilón che il 17 aprile “ha mandato una ruspa per abbattere un casale di 32,25 metri quadri di proprietà di Javier Ruiz Cruz, che ha lavorato protetta da 120 persone dei differenti partiti”. “Il nostro compagno non ha potuto fare niente per difendere la sua proprietà”. Il 29 gennaio scorso, Ruiz Cruz aveva informato la JBG che il terreno, sulle rive di una laguna, “era circondato dagli aggressori”, che “vociferavano della costruzione di un accampamento militare”.

Dal 2011 minacce e vessazioni non sono mai cessate, “guidate” abitualmente dall’agente di polizia municipale e militante del PVEM, Lorenzo Ruíz Gómez. La JBG racconta di diverse aggressioni contro le famiglie autonome. Già nel marzo del 2012, il priista Ernesto López Núñez ostentava “che quelli del partito hanno un nuovo piano” per sgomberare gli zapatisti, e che ci sarebbe stata una “seconda tappa per togliere loro i diritti sulle terre”.

Il 3 marzo di quest’anno, “aggressori ed autorità del PVEM si sono riunite col principale capoccia”, il menzionato Ruiz Gómez, che avrebbe detto “che non resta altro che assassinare i figli dei nostri compagni” e poi ha chiesto ai suoi complici di “uccidere Juan Velasco Aguilar e gli altri zapatisti”; i suoi accoliti, secondo la JBG, si sono dichiarati “pronti” a farlo e di avere “armi sufficienti”.

La Red por la Paz informa

La Red por la Paz en Chiapas giorni dopo ha dichiarato: “La fonte dell’aggressione principale è l’esproprio delle terre coltivate dalle basi zapatiste da parte di membri dei partiti PRI, PVEM e PRD”. La relazione privilegia le testimonianze delle donne dell’EZLN di San Marcos Avilés, che si dichiarano costantemente minacciate dai partidistas: “Dicono che se usciamo da sole ci violentano. Due anni fa è morta di crepacuore mia figlia di 10 anni, perché continuavano a dirle che l’avrebbero violentata”, ha dichiarato una donna. Bambini e bambine “chiedono costantemente perché non possono uscire a giocare, e sentono la preoccupazione dei genitori”. Le conseguenze psicologiche “sono forti”, sostiene la relazione. Secondo un’altra testimonianza, “non dormiamo più per il rischio di subire violenza”. La discriminazione e l’esclusione contro gli zapatisti “è marcata”, e le provocazioni “costanti”.

Sono state documentate molte minacce di morte. “Per esempio, il 27 marzo le autorità ejidali e municipali si sono riunite in un luogo privato per condividere informazioni su un uomo zapatista e decidere se ammazzarlo. Hanno concordato una volta ucciso, avrebbero fatto lo stesso con le altre basi dell’EZLN”.

Successivamente, la missione civile ha incontrato le autorità ufficiali, ma il consigliere comunale verde Leonardo Rafael Guirao Aguilar ha pensato bene di non presentarsi. Gli osservatori hanno parlato col delegato di Governo Nabor Orozco Ferrer, col sindaco Francisco Guzmán Aguilar ed altri funzionari municipali.

Di fronte alla documentazione delle violazioni dei diritti umani, il sindaco “ha ammesso lo sfollamento e l’esproprio di terre delle basi dell’EZLN dal 2010, commentando che ‘è vero che gli zapatisti hanno comperato le terre, ma le abbiamo sequestrate perché non pagano le tasse, la luce né l’acqua’, ma ha negato l’esistenza di una situazione di violenza”. Il delegato di Governo ha ammesso “che esistono interessi politici dietro questi eventi da parte di alcune persone che starebbero provocando la conflittualità”.

La missione ha rilevato “precarietà alimentare” tra le famiglie dell’EZLN, ed il “rischio imminente” di uno sgombero forzato per azione dei coloni che si dicono affiliati al PRI, PVEM e PRD. Con la sua relazione, la Red por la Paz ha esposto con chiarezza al governo “la gravità ed urgenza della situazione” chiedendo “azioni immediate per evitare danni irreparabili alla vita e integrità personale degli indigeni appartenenti all’EZLN”.

Da agosto 2010

L’inizio della sventura della comunità zapatista di San Marcos Avilés è iniziata con la realizzazione della scuola Emiliano Zapata, parte del Sistema Autonomo Educativo Zapatista, nell’agosto del 2010. I filogovernativi hanno scatenato un’ostilità latente, e dopo poche settimane le famiglie zapatiste hanno dovuto rifugiarsi sulle montagne per 33 giorni. Quando sono tornate, hanno trovato le loro case e campi saccheggiati e distrutti.

Le minacce di espulsione e di morte hanno raggiunto livelli allarmanti a giugno del 2011, data in cui il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) denunciava la responsabilità dello Stato per omissione in queste aggressioni, poiché le autorità non hanno agito per garantire l’integrità e la sicurezza delle basi zapatiste e l’accesso alla terra. Ciò, nonostante le denunce della giunta di buon governo (JBG) di Oventik ed i vari interventi inviati dallo stesso Frayba al governo del Chiapas.

L’organismo, presieduto dal vescovo Raúl Vera, chiede da allora la sospensione delle minacce di morte, della persecuzione e degli espropri contro le basi di appoggio dell’EZLN da parte di membri dei partiti politici dell’ejido, così come di proteggere e garantire la sua vita e la sicurezza, rispettando il loro processo autonomistico che da anni stanno costruendo, nella cornice del diritto alla libera determinazione dei popoli, sancito dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dall’ONU e dallo Stato messicano.

Le 170 persone sfollate da San Marcos Avilés il 9 settembre 2010, sono ritornate il 12 ottobre di quell’anno. In quell’occasione, la JBG di Oventik ritenne responsabile il governo statale per qualsiasi nuova aggressione contro i suoi compagni che erano e sono perseguitati per praticare l’autonomia in maniera pacifica.

A settembre del 2010, la giunta denunciò che 30 persone dell’ejido, membri dei partiti citati, guidate da Lorenzo Ruiz Gómez e Vicente Ruiz López, aveva fatto irruzione violentemente, con bastoni, machete ed armi, nelle case degli zapatisti tentando di violentare due donne che però riuscirono a fuggire. Per non rispondere all’aggressione, le basi zapatiste si rifugiarono in montagna. Dopo 33 giorni di allontanamento forzato, senza cibo e protezione, tornarono nelle proprie case.

Il Frayba documentò allora che le abitazioni degli sfollati erano state saccheggiate di tutti i loro beni, incluso i raccolti di mais e fagioli. Le coltivazioni, piantagioni di caffè ed alberi da frutta furono distrutti, e gli animali rubati.

Da allora, il centro ha informato in varie occasioni le autorità sulla situazione in San Marcos Avilés, al fine di sollecitare il compimento del loro obbligo di garantire l’integrità e la sicurezza degli abitanti, e cercare una soluzione al conflitto. A dispetto di ciò, non c’è stata alcuna risposta dal governo.

Anche se la popolazione sfollata decise di tornare, il Frayba ha continuato a documentare minacce persistenti e quotidiane nella comunità, e sostiene che c’è un rischio di sgombero forzato. Il 6 aprile 2012 è stato installato nell’ejido un accampamento civile per la pace i cui osservatori civili sono stati minacciati, un fatto senza precedenti che descrive bene l’escalation delle aggressioni contro le basi zapatiste.

Più avanti, ad agosto dell’anno scorso, nuovamente le basi di appoggio zapatiste denunciarono la pianificazione di un nuovo sgombero contro di loro. Ipartidistas tenevano assemblee straordinarie per discutere di questi temi, e resero perfino pubblico il piano di sgombero violento. La comunità aggredita riferì che questi partidistas stavano cercando di reclutare persone nelle comunità di Pantelhó, Corralito e La Providencia per aiutarli nel realizzare lo sgombero.

Gli indigeni in resistenza e perseguitati, circa 200 persone, comprarono il terreno 13 anni fa e possiedono gli atti di proprietà. Tuttavia, come in tutto il territorio zapatista, questo non ferma i governi che continuano ad assegnare la terra ad altri in cambio dello sgombero forzato di quello che più temono quelli che stanno sopra: il buon esempio.


http://desinformemonos.org/2013/04/se-desata-violencia-antizapatista-en-chiapas

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

 

 

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Los de Abajo

Aggressioni in Chiapas

Gloria Muñoz Ramírez

Questa settimana, il Chiapas è stato nuovamente scenario di violenza contro indigeni e contadini che difendono la terra e praticano l’autonomia, passati in sordina sui media elettronici, affannati a diffondere immagini di violenza intollerabile – come la definiscono – del corpo insegnante di Guerrero che protesta per l’imposizione della riforma educativa, e degli studenti che occupano il rettorato della UNAM.

Entrambe le aggressioni sono state direttamente contro zapatisti e pro-zapatisti. I primi sono basi di appoggio dell’EZLN della comunità di San Marcos Avilés, municipio di Chilón, appartenenti al caracol di Oventik. I secondi sono protagonista della lotta per la difesa delle loro terre a San Sebastián Bachajón, di dove era originario il dirigente degli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, Juan Vázquez Gómez, assassinato con cinque colpi d’arma da fuoco.

Attivo nella difesa della sua comunità dal 2007, lo scorso 17 aprile Juan Vázquez aveva denunciato, insieme ad altri ejidatarios aderenti all’iniziativa zapatista, nuove minacce al suo territorio per un progetto turistico nella regione.

Il clima di violenza in Chiapas, stato in cui si è recato la settimana scorsa il presidente Enrique Peña Nieto per lanciare la sua Crociata Nazionale contro la Fame, si acuisce con minacce e persecuzione diretta contro chi difende il suo territorio. Le aggressioni non sono mai cessate, vero, ma i fatti violenti di questa settimana sono un allarme che non può essere ignorato, perché era da molto tempo che non accadeva un omicidio politico nell’entità.

Neanche le aggressioni a San Marcos Avilés sono nuove, ma proprio ora tornano le ostilità contro le famiglie di questo villaggio che dall’agosto del 2010 – quando aprirono la scuola autonoma Emiliano Zapata – sono minacciate da elementi che loro chiamano ‘quelli dei partiti’. Il tentativo di sottrarre le loro terre è il nodo del conflitto.

In un recente comunicato, la Giunta di Buon Governo con sede ad Oventik, ha dettagliato le violazioni quotidiane che subiscono negli ultimi tre anni ed ha denunciato che i tre livelli dei governi ufficiali non hanno fatto niente per fermare le ingiustizie e la violazione dei diritti umani che vengono commesse contro i nostri compagni basi di appoggio dell’ejido San Marcos Avilés. La risposta sono state volgarità, scherno ed altre minacce contro i nostri compagni.

In Chiapas c’è la minaccia latente di sgombero forzato contro gli zapatisti e di un nuovo omicidio politico.

http://desinformemonos.org

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Mercoledì 24 aprile 2013

Zapatisti denunciano aggressioni da parte di simpatizzanti di PRI e PVEM

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 23 aprile. La giunta di buon governo (JBG) degli Altos, con sede nel caracol zapatista di Oventic, ha denunciato le numerose aggressioni subite nell’ejido San Marcos Avilés (Chilón) dalle basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), in particolare in questo anno. Gli aggressori sono identificati come appartenenti a PRI e PVEM.

Il comunicato è stato diffuso proprio quando questa domenica la missione civile della Rete per la Pace del Chiapas è stata minacciata durante la sua visita nella comunità tzeltal per documentare le costanti violazioni dei diritti delle basi zapatiste. Il Frayba, una delle 10 organizzazioni partecipanti, ha denunciato che “i partiti hanno minacciato la ‘Carovana Civile di Osservazione’ di sequestrare i veicoli”, avvertendo che se non li avessero consegnati con le buone, sarebbe corso il sangue. Le minacce non si sono concretizzate ma danno l’idea del clima che si respira a San Marcos Avilés. La carovana si è conclusa senza incidenti ed ha annunciato una relazione per i prossimi giorni.

Intanto, la JBG ricorda che ha sempre denunciato tutti gli atti vergognosi di queste persone dei partiti politici che provocano problemi tra gli indigeni della stessa comunità; sono organizzati dai governatori Juan Sabines Guerrero e, ora, da Manuel Velasco Coello. I tre livelli di governo non hanno fatto niente per fermare le ingiustizie che si commettono contro i nostri compagni. E sottolinea: La risposta alle nostre denunce sono state volgarità, scherno ed altre minacce.

Il comunicato dettaglia più di 20 aggressioni contro le famiglie zapatiste dal luglio del 2011 fino alla settimana scorsa, quando il 17 aprile scorso, ad uno zapatista è stata sottratta una proprietà dal sindaco di Chilón, che ha mandato un trattore per demolire una casa di 32 per 25 metri quadri di proprietà di Javier Ruiz Cruz, protetto da 120 persone dei diversi partiti. Il nostro compagno non ha potuto fare niente per difendere la sua proprietà.

Il giorno seguente il trattore ha continuato a lavorare circondato dallo stesso numero di persone dei partiti e da sette camion a rimorchio per caricare la ghiaia. Prima, lo scorso 29 gennaio, Ruiz Cruz aveva informato la JBG che il terreno, sulle rive di una laguna, era stato circondato dagli aggressori che vociferavano della costruzione di un accampamento militare.

Dal 2011 non sono cessate le minacce e le vessazioni guidate abitualmente dalla polizia municipale e dal militante del PVEM Lorenzo Ruiz Gómez. La JBG racconta di diverse aggressioni contro le famiglie autonome: sottrazione di terre, furto di coltivazioni ed animali, saccheggio di piantagioni di caffè, minacce di morte, false accuse, sospensione del servizio elettrico ed aggressioni armate e con pietre, insieme ad azioni arbitrarie di funzionari municipali di Chilón apertamente collusi con gli aggressori del PRI e del PVEM di San Marcos Avilés.

Già nel marzo del 2012 il priista Ernesto López Núñez ostentava che quelli del suo partito avevano un nuovo piano per cacciare gli zapatisti e che in un secondo tempo gli avrebbero tolto anche i loro diritti sulle terre.

Il 3 marzo scorso gli aggressori e le autorità del PVEM si sono riuniti col principale capoccia (il menzionato Ruiz Gómez) che avrebbe detto che non c’è altra soluzione che assassinare i figli dei nostri compagni, e poi avrebbe chiesto ai suoi complici di uccidere Juan Velasco Aguilar e gli altri zapatisti; i suoi compari, secondo la JBG, si sono dichiarati pronti a farlo e con sufficienti armi a disposizione.

La JBG di Oventic accusa direttamente i citati Ruiz Gómez e López Núñez, insieme ai figli del primo, Sócrates e Ismael Ruiz Núñez. Aggiunge i priisti José Cruz Hernández, Santiago Cruz Díaz, Vicente Ruiz López, Manuel Vázquez Gómez e José Hernández Méndez, oltre ai verdi Rubén Martínez Vásquez, Manuel Díaz Ruiz, Victor Núñez Martínez, Victor Díaz Sánchez ed altre 30 persone. Questi aggressori non lasciano vivere in pace le basi zapatiste che erano già state cacciate per un breve periodo nel 2010.

http://www.jornada.unam.mx/2013/04/24/politica/022n2pol

Comunicato originale della JBG

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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La Jornada – Domenica 21 aprile2013

Missione Civile in Chiapas per le minacce alle basi dell’EZLN

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 20 aprile. I membri della Rete per la Pace in Chiapas hanno comunicato che questa domenica e lunedì 22 realizzeranno una missione civile di osservazione e documentazione nella comunità di San Marcos Avilés, nel municipio di Chilón, col fine di raccogliere testimonianze, dopo le recenti minacce di sgombero forzato contro le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) da parte di abitanti dello stesso ejido affiliati a diversi partiti politici.

Le 10 organizzazioni civili che partecipano all’azione, e che hanno manifestato ripetutamente la loro preoccupazione per la popolazione zapatista di questa comunità, hanno detto che sperano anche di incontrare il presidente municipale di Chilón, Leonardo Rafael Guirao Aguilar, ed il delegato di governo della zona, Nabor Orozco Ferrer.

Hanno chiesto inoltre ai difensori dei diritti umani, ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica, di vigilare su quanto potrebbe succedere nell’ambito della missione. Al termine di questa visita alle famiglie tzeltal minacciate, gli osservatori diffonderanno una relazione.

Le minacce

Segnalano l’importanza dell’osservazione e delle riunioni con le autorità per frenare la escalation di minacce e la loro possibile concretizzazione, più ancora considerando che tra agosto e ottobre del 2010, 170 basi zapatiste dell’ejido San Marcos Avilés sono stati già sfollate e che attualmente vivono in situazioni precarie, spogliati delle loro terre di lavoro e sotto la costante minaccia alla loro integrità e sicurezza personale.

La Rete per la Pace in Chiapas, creata nel 2000, si presenta come uno spazio di riflessione ed azione che mantiene un’analisi permanente del contesto locale e nazionale, con azioni puntuali, come pronunciamenti rispetto a fatti gravi o missioni di osservazione. Formano la Rete: Comité de Derechos Humanos Fray Pedro Lorenzo de La Nada, Centro de Derechos Indígenas (Cediac), Servicios y Asesoría para la Paz (Serapaz), Comisión de Apoyo a la Unidad y Reconciliación Comunitaria (Coreco), Desarrollo Económico y Social de los Mexicanos Indígenas (Desmi), Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba), Educación para la Paz (Edupaz), Servicio Internacional para la Paz (Sipaz), Enlace-Comunicación y Capacitación, e Centro de Derechos de la Mujer Chiapas.http://www.jornada.unam.mx/2013/04/21/politica/016n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Minaccia a San Marcos Avíles.

6 marzo 2013 La Jornada – Mercoledì 6 marzo 2013

Si aggrava la minaccia contro le basi di appoggio delle’EZLN a San Marcos Avilés, Chiapas.

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, 5 marzo. Si aggrava di giorno in giorno la situazione di minaccia, persecuzione e tensione contro le basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nell’ejido di San Marcos Avilés (municipio di Chilón), da parte di seguaci del PRI, del PRD e del Partito Verde Ecologista del Messico, i cui capi hanno perfino minacciato di arrestare la giunta di buon governo (JBG) di Oventic nel caso questa intervenisse.

Secondo informazioni fidate, il Centro dei Diritti umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) riferisce che questa situazione si è acuita dal 23 febbraio, quando i partiti si sono incontrati con un deputato locale del Chiapas non identificato nella Ranchería Yoc’ja, Chilón. “Dopo questa riunione si è svolta un’assemblea a San Marcos Avilés, dove i partiti hanno dichiarato: Ci sarà la guerra contro le basi di appoggio perché non c’è altro modo di risolvere il problema”.

Il giorno 24 sono corse voci di uno sgombero, per cui la comunità delle basi zapatiste è entrata in allerta.

Il giorno 26, alle ore 20:00, il commissario ejidale Ernesto Pérez Núñez annunciava con un megafono la convocazione di un’assemblea per il giorno dopo, alla quale avrebbero partecipato i 70 ejidatari ed i coloni che non lo sono. Il commissario inoltre avvertiva: ‘Nessuno proveniente da altri luoghi avrà il diritto di intervenire nei problemi dell’ejido, e se vengono quelli della JBG li arresteremo’..

Dal 27 febbraio ad oggi, le famiglie zapatiste vivono in una situazione di grave tensione,  persecuzione e diretta minaccia di sgombero forzato da parte dei partiti.

Il Frayba sente l’urgenza di rispondere alla situazione di persecuzione che sta causando gravi violazioni dei diritti umani in relazione all’integrità e sicurezza della persona, alla stabilità ed al libero transito, tra altri. Oltre a colpire la convivenza e l’armonia nella comunità e nella famiglia, si ripercuote in una potenziale crisi umanitaria con possibili conseguenze di difficile soluzione in caso si verifichi per la seconda volta uno sgombero forzato contro le basi zapatiste, come già successo nell’aprile del 2010.

La nuova escalation di violenza contro le famiglie autonome era stata già denunciata nei giorni scorsi (La Jornada, 24/2/13). Le autorità statali hanno brillato per il loro immobilismo nello congiurare la possibile violenza contro gli zapatisti della comunità tzeltal.

 

Amicus curiae per Patishtán

L’Università del Minnesota, negli Stati Uniti, ha presentato alla Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) una risoluzione di amicus curiae (amico della corte) nelal quale si sostiene che nel caso di Alberto Patishtán fin dall’inizio le prove dovevano essere considerate nulle, in quanto ottenute in maniera illecita e violando con questo i suoi diritti fondamentali, che esistevano da prima della pubblicazione delle nuove tesi e della giurisprudenza della SCJN. Lo Stato messicano era obbligato a proteggere e garantire i diritti del detenuto.

La difesa di Patishtán ha convalidato le argomentazioni sviluppate nello scritto (in un amicus curiae, degli esperti indipendenti esprimono la loro opinione rispetto ad un caso particolare, apportando elementi che possano risultare trascendenti nella decisione del tribunale). Questo, sostiene elementi giuridici per i quali la SCJN deve assumere la competenza ed affrontare il tema di fondo della questione delle violazioni delle garanzie e della protezione giudiziale, diritti che sono stati ignorati durante tutto il procedimento penale.

Nel frattempo, anche i Solidarios de la Voz del Amate, membri della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, reclusi nella prigione di San Cristóbal de las Casas, si sono pronunciati al riguardo: ‘Dopo quasi 13 anni di carcere ingiusto al nostro compagno Alberto, è arrivato il momento di rivelare le anomalie e le irregolarità nel suo caso. Questo mercoledì ci sarà l’udienza per discutere la riassunzione di competenza della SCJN; confidiamo che quando i giudici scopriranno tutte le bugie nel caso del nostro fratello, detteranno la sua liberazione immediata.

http://www.jornada.unam.mx/2013/03/06/politica/033n1pol

(Traduzione “Maribel” – bergamo)

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Azione Urgente Frayba.

27 febbraio 2013

Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas, A.C.

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, Messico, 22 febbraio 2013

Azione Urgente No. 1 

Rischio di sgombero forzato delle Basi di Appoggio dell’EZLN a San Marcos Avilés

Secondo informazioni documentate da questo Centro de Diritti Umani, nell’ejido San Marcos Avilés, municipio di Chilón, esiste il rischio imminente che per la seconda volta si verifichi lo sgombero forzato delle Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) da parte di abitanti dell0 stesso ejido affiliati al Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) e Partito Verde Ecologista del Messico (PVEM).

(…) info: http://chiapasbg.wordpress.com/2013/02/24/rischio-san-marco-aviles/

Questo Centro dei Diritti Umani manifesta la sua preoccupazione per l’imminente rischio della vita, integrità e sicurezza delle persone, BAEZLN, abitanti dell’ejido di San Marcos Avilés, a seguito delle minacce di morte e persecuzione aumentate nel corso delle ultime settimane; oltre allo sgombero forzato e sottrazione delle terre necessarie al loro sostentamento, dal 9 aprile del 2010 non possono lavorare e questa situazione li ha portati ad una crisi alimentare e minacce costanti contro il loro processo di autonomia.

Facciamo notare la responsabilità del governo del Chiapas che per omissione deliberata, perché non ha agito per garantire l’integrità e la sicurezza personale delle BAEZLN e l’accesso alla terra nonostante i diversi interventi inviati da questo Centro dei Diritti Umani;

Pertanto esigiamo che il governo messicano adotti tutte le misure necessarie per:

– Proteggere e garantire la vita, l’integrità e la sicurezza delle BAEZLN

– Rispettare e garantire il diritto alle libertà fondamentali della libera espressione e pensiero nella comunità San Marcos Avilés

– Rispettare e garantire il diritto alle terre appartenenti alle BAEZLN

– Rispettare e garantire il processo autonomistico che stanno costruendo nell’ambito del diritto alla libera determinazione dei popoli stabilito nel Trattato No. 169 Sui Popoli Indigeni e Tribali in Paesi Indipendenti e sulla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli indigeni, così come negli Accordi di San Andrés.

– Indagare e sanzionare i responsabili dello sgombero forzato, dell’esproprio, delle minacce e vessazioni contro le BAEZLN.

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Poi firmare l’Azione Urgente a questo link:http://www.redtdt.org.mx/d_acciones/d_visual.php?id_accion=258&utm_medium=email&utm_campaign=Acci%C3%B3n+Urgente%3A+Riesgo+de+desplazamiento+…&utm_source=YMLP&utm_term=click+aqu%26iacute%3B

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Info-cdhbcasas mailing list
Info-cdhbcasas@lists.laneta.apc.org
http://lists.laneta.apc.org/listinfo/info-cdhbcasas

(Traduzione “Maribel” – bergamo)

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La JBG denuncia danni al sito archeologico di Toniná e chiede le dimissioni del direttore. Octavio Albores, presidente municipale, distrugge tombe maya per costruire un ponte

La Jornada – Martedì 11 dicembre 2012

Hermann Bellinghausen

La giunta di buon governo (JBG) El camino del futuro, con sede nel caracol Resistencia hacia un nuevo amanecer, a La Garrucha, Chiapas, ha denunciato la strategia di perseguire ed imprigionare “i nostri compagni innocenti, basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN)”. Questa volta, il perseguito è Alfonso Cruz Espinosa, del villaggio San Antonio Toniná, attiguo alla zona archeologica di Toniná e vicino al capoluogo municipale di Ocosingo.

Le autorità della JBG denunciano i fatti avvenuti nel municipio autonomo Francisco Gómez; “nel nostro territorio”, precisano. “Secondo alcune voci, sul compagno Cruz Espinosa pende un mandato di cattura per il semplice fatto che il municipio autonomo ha aperto un negozio collettivo di artigianato in quel luogo, sul nostro terreno recuperato, a beneficio dei nostri compagni in resistenza”.

La JBG chiede ai tre livelli del malgoverno di rispettare gli accordi firmati il 28 gennaio 2006 nell’ufficio del consiglio autonomo di Francisco Gómez, perché “noi rispettiamo gli accordi”. Sostiene che gli zapatisti rispettano il terreno che coltiva la signora Socorro Espinosa Trujillo e le sue figlie Berenice e Dalia Maribel Cruz Espinosa. Anni fa, i governi statali di Juan Sabines Guerrero e municipale (PAN) di Arturo Zúñiga operarono per provocare un conflitto tra la famiglia Cruz Espinosa ed Alfonso, proprietario legittimo dei terreni che circondano il sito archeologico, allo scopo di sottrarli al territorio autonomo zapatista e destinarli ad usi commerciali.

La JBG inoltre denuncia che l’attuale presidente municipale di Ocosingo, Octavio Albori Cruz (PRI) sta distruggendo tumuli e tombe maya per la costruzione di un ponte a beneficio dell’ex sindaco Zúñiga ed altri allevatori della zona, e si domanda: “Non è un crimine distruggere il patrimonio della nazione?”.

La JBG ed il municipio autonomo Francisco Gómez chiedono le dimissioni dell’archeologo responsabile Juan Yadeum e della direttrice del sito di Toniná, Julissa Camacho Ramírez, come era stato concordato e firmato dai tre livelli del malgoverno il 28 febbraio 2009, perché sono loro a provocare i costanti problemi. Entrambi sono stati denunciati come complici, almeno per omissione, di queste opere illegali che colpiscono e danneggiano il patrimonio archeologico.

La direttrice Camacho Ramírez è stata inoltre denunciata per diverse irregolarità, come usare veicoli ufficiali dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) per trasportare legname – disboscato illegalmente nel podere Campo Alegre – che usa nella costruzione della sua casa di Ocosingo, senza che l’INAH, in Chiapas, intervenga contro Emilio Gallaga Murrieta. Questi stessi veicoli sono usati per trasportare i figli dei militari che risiedono nella base di Toniná.

Le autorità ribelli chiedono ai tre livelli del malgoverno di cancellare immediatamente il mandato di cattura contro Alfonso Cruz, “perché non ha commesso alcun reato. Lo diciamo chiaro: non permetteremo più nessuna ingiustizia contro le basi di appoggio del nostro EZLN, benché i tre livelli del malgoverno cerchino forme e strategie per fregarci e indebolire la nostra lotta e resistenza. Noi andiamo avanti pronti a difenderci da qualunque provocazione contro le nostre basi”.

La giunta avverte: “Staremo attenti per quanto potrebbe succedere e ne riterremo responsabili direttamente i tre livelli del malgoverno e Julissa Camacho Ramírez, Juan Yadeum, così come María del Socorso Espinosa Trujillo e le sue figlie.

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Basi di appoggio zapatiste inaugurano un negozio di artigianato a Toniná, Chiapas 

Nuovo negozio zapatista a Toniná

La Jornada – Mercoledì 5 dicembre 2012

Hermann Bellinghausen. Toniná, Chis., 4 dicembre.

Centinaia di basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), di diverse comunità del municipio autonomo Francisco Gómez, questa mattina hanno inaugurato un negozio di artigianato adiacente al sito archeologico di Toniná, nella valle di Ocosingo. La cerimonia è avvenuta alla presenza delle delle ricamatrici ed artigiane, in maggioranza tzotziles, i cui lavori saranno venduti nel nuovo negozio.

Dopo alcune turbolenze regionali nelle scorse settimane, diffusione di notizie diffamatorie ed aggressioni della polizia municipale contro il negozio zapatista, questo ha aperto i battenti senza contrattempi. Sulla stampa e radio locali si diceva che si trattava di un posto di blocco, un botteghino illegale di pagamento per l’ingresso alle rovine o un tentativo di ostacolare il turismo (che, però, ogni anno è sempre più numeroso). Qualche giornale statale ha anche fornito versioni più obiettive. E sebbene la polizia di Ocosingo fosse venuta nei giorni scorsi a spargere la sabbia che gli zapatisti stavano usando per la costruzione dei locali, il nuovo presidente municipale, Octavio Albores Cruz, priista di lunga data ma eletto come candidato verde, si è presentato dagli indigeni ribelli per dissociarsi dall’aggressione della polizia e riportare la sabbia.

La situazione conflittuale di deve molto all’ex sindaco panista Arturo Zúñiga Urbina, che prima di lasciare l’incarico si è assicurato di disporre 9 milioni 165 mila pesos per costruire un sentiero turistico Ocosingo-Toniná su terreni di sua proprietà e di due soci, pagati con denaro federale e statale delle amministrazioni di Calderón e Sabinas. Per fare ciò hanno distrutto tumuli e tombe del sito archeologico ed hanno usato pietre dell’antica città maya per fare posto ad un albergo turistico, ristorante, piazza di accesso, ponte, parcheggio, portico e sentieri, secondo la stessa descrizione ufficiale.

Una larga strada asfaltata e con marciapiede si apre nel bel mezzo del paesaggio rurale; si prevede che ospiterà un mercato di artigianato e posti di ristoro controllati dai proprietari delle installazioni ma gestiti dagli indigeni come dipendenti. Oggi sono molto attivi i lavoratori e le macchine di un’impresa privata, proprietà di Manuel Albores Cruz, nipote del nuovo sindaco, ma suo rivale. Suo padre, e fratello del sindaco, Héctor Albores, è stato candidato perdente del PRI nelle passate elezioni.

Così, tutto resta in famiglia, mentre le autorità dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) si astengono dall’intervenire, malgrado il suo direttore regionale, Emilio Gallaga Murrieta, sia a conoscenza della situazione. I lavoratori dello stesso INAH hanno manifestato il proprio dissenso verso queste opere turistiche che privatizzano una zona che è di proprietà della nazione e patrimonio dell’umanità, ed inoltre la danneggiano irrimediabilmente.

Ma oggi le famiglie zapatiste, vivaci e colorate, sono venute alla grande piramide ed hanno dato inizio alla loro impresa su un pezzo di terra recuperata proprio all’ingresso del sito archeologico. Un discreto cartellone di legno con una stella rossa al centro recita: Negozio di artigianato autonomo zapatista, territorio ribelle. EZLN, Caracol III La Garrucha, municipio autonomo Francisco Gómez. Con questo piccolo dettaglio, ed il privilegio della sua collocazione, hanno ricevuto luce rossa dal governo statale ormai alle sue ultime ore di vita. Il negozio sì, il cartello no, hanno intimato i funzionari agli indigeni autonomi, ma questi, come da 18 anni, fanno quello che dicono di fare perché nel loro pieno diritto, argomento che fino ad ora nessun funzionario ha potuto contestare.

http://www.jornada.unam.mx/2012/12/05/politica/019n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Campagna Internazionale:

Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e”

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/

Ricordiamoci di Francisco
da un anno rinchiuso ingiustamente tra le pareti del carcere

Compagne e compagni:

Il 4 dicembre 2011, alle ore 12:00, il nostro compagno Francisco Sántiz López è stato privato della sua libertà fisica dalle forze del mal governo del Messico revanscista. È passato un anno da quel giorno.

La sua detenzione, e quindi tutto il tempo da cui è prigionero, è una cosa assolutamente ingiusta, poiché questa base d’appoggio zapatista, Francisco Sántiz López, non ha commesso mai alcun crimine. Oltre alla sua detenzione ingiusta, sono state molte le irregolarità riguardo al suo processo e molte altre ancora le irregolarità giuridiche sul suo caso.

Ma è in questo modo che funziona il così chiamato sistema di “giustizia” che controlla il nostro Messico, e che viene usato da “los de arriba” (quelli che stanno in alto) per reprimire “l@s de abajo” (quelli che stanno in basso) in movimento.

Francisco è colpevole solo di lottare per la giustizia, la dignità e la democrazia. E come lo stesso Francisco ci ha ricordato a luglio in una sua lettera dal la carcere, “lottare è vivere.”

Oggi, i/le migranti messicani/e del Movimento per la Giustizia del Barrio, La Otra Campaña Nueva York, invitano tutti e tutte, in ogni parte del mondo, a ricordare questa verità, alla quale seguitiamo a dar voce perché continui a camminare per il mondo.

Infine, le pareti che imprigionano nostro fratello Francisco non possono imprigionare la memoria. Con il tempo, qualsiasi parete crolla, mentre la memoria di un popolo che lotta con tutto se stesso per mantenere salda la sua dignità non avrà mai fine.

Oggi invitiamo tutti e tutte a continuare a tener viva questa memoria, continuando a denunciare la detenzione ingiusta di Francisco e divulgando la portata già storica e globale che assumerebbe la sua immediata liberazione.

Qui si possono trovare le informazioni su Francisco Sántiz López:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/francisco/

Questo è il videomessaggio degli/delle zapatisti/e su Francisco Sántiz López:

 

Per favore, continuate a diffonderlo per condividerne la verità.

LIBERTÀ E GIUSTIZIA PER FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ!
QUE VIVA EL EZLN!
AD ABBATTERE LE PARETI DEL CARCERE!

Da El Barrio, Nueva York.

Movimiento por Justicia del Barrio
La Otra Campaña Nueva York

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Nascita dell’EZLN: 17 novembre 1983

La Jornada – Sabato 17 novembre 2012

A San Cristóbal si celebra la nascita dell’EZLN: 17 novembre 1983

Si festeggia l’anniversario della fondazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

Hermann Bellinghausen

Questo sabato 17 novembre, si compiono 29 anni dalla fondazione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), e si conclude anche una nuova tappa della campagna Eco Mondiale in Appoggio agli Zapatisti, alla quale hanno partecipato collettivi ed organizzazioni sociali in 24 Paesi ed in molte località del Messico. Nella settimana che si chiude si sono svolte azioni di protesta davanti a consolati ed ambasciate del Messico a Londra, Amsterdam, New York, Bilbao e Firenze, tra altre.

Un gruppo di intellettuali latinoamericani nei mesi scorsi ha appoggiato queste campagne a favore degli zapatisti del Chiapas con messaggi ed analisi che, senza volerlo, si sono trasformati in un dialogo pubblico sulla zapatismo attuale. I più perseveranti sono stati Raúl Zibechi, Hugo Blanco, Sylvia Marcos e Gustavo Esteva.

Inoltre, questo sabato a San Cristóbal de las Casas si terrà il Festival della Memoria per commemorare la nascita dell’organizzazione politico-militare dell’EZLN, avvenuta il 17 novembre 1983 nella selva Lacandona, e che a partire dall’apparizione pubblica dell’EZLN, nel gennaio del 1994, si è trasformata in una data memorabile in molte parti del mondo.

La terapeuta e femminista Sylvia Marcos dichiara in occasione dell’anniversario: “Cerco di immaginare il profondo processo creativo attraverso cui sono passati quei primi esseri straordinari che si impegnarono ad incontrare le lotte per la giustizia esistenti nella selva chiapaneca. Non vennero ad ‘insegnare’ come fare la rivoluzione. Neanche ad addestrare alla presa del potere con le armi. Riuscirono a mettere tra parentesi la loro precedente formazione, gli stretti confini di teorie e pratiche di lotta che avevano appreso prima di arrivare lì. Lì, con i maya indomiti e ribelli, si trattava di imparare altre strade”.

Come risultato di questa mutua apertura di guerriglieri e indigeni, ed il successivo incontro con la società civile, “la ricerca della giustizia divenne più complessa, divenne pacifica, si espresse in simboli ed espressioni maya tradotti in spagnolo (per il subcomandante Marcos)”, aggiunge. L’autrice esprime varie domande che definisce laceranti: Perché tanta paura degli zapatisti da parte dei poteri sia governativi che poteri forti? Perché questo accordo tra loro nella smisurata aggressione?

Di fronte al fatto che i paramilitari (in Chiapas) sono armati con l’assenso dei tre livelli del governo, Sylvia Marcos domanda: “Qual’è il pericolo della proposta, della resistenza e della sopravvivenza zapatiste per l’ordine capitalista? Sarà perché dimostrano in maniera positiva che altri modi di vita in giustizia e dignità sono possibili? Che le soddisfazioni della vita e la gioia di essere non devono basarsi sul consumismo e la mercificazione? Che si può ‘vivere bene’, come assicurano le comunità andine in Sudamerica, con altre forme di organizzazione, governo e produzione contadina in cui il miglior modo di vivere non è l’accumulo di beni materiali, ma la solidarietà comunitaria e la condivisione di ciò che si possiede?”

Lo scrittore, giornalista ed analista uruguaiano Raúl Zibechi è sicuro che le aggressioni contro le comunità zapatiste non riusciranno a strappare il loro seme per la fermezza delle comunità che sostengono il loro progetto di vita da decenni, nonostante la repressione, la morte, la fame e l’isolamento.

A sua volta, lo scrittore Gustavo Esteva rileva: “Celebrando un altro anniversario della fondazione dell’EZLN non dobbiamo dimenticare il comportamento straordinario di chi l’ha creato. E’ importante, in particolare, sottolineare il lascito centrale che segna lo zapatismo: fin dal principio è stata una creazione interculturale che si costruisce nell’interazione. Gli zapatisti hanno creato una comunità di apprendistato che si trasforma continuamente collegandosi con altre ed altri.

In questo anniversario che onora la memoria di chi ha perso la vita in questo impegno, dobbiamo sottolineare che le comunità zapatiste richiedono la nostra solidarietà. Mano a mano che si consolidano i loro successi, i malgoverni intensificano le azioni per indebolirli, smantellare le loro istituzioni, sbarrargli il passo. Si impiegano sempre di più gruppi paramilitari che realizzano aggressioni dirette ed appoggiano perfino gruppi locali che tentano di impadronirsi dei beni delle comunità zapatiste, delle loro terre. L’azione di repressione dei governi viene fatta passare falsamente come conflitto tra comunità, conclude Esteva.

http://www.jornada.unam.mx/2012/11/17/politica/017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Governo favorisce riattivazione dei paramilitari.

La Jornada – Mercoledì 14 dicembre 2012

Il governo persiste nell’inibire i movimenti di resistenza tra le comunità indigene e favorire la riattivazione dei gruppi paramilitari

Hermann Bellinghausen

In Chiapas, gli sfollati interni a causa del conflitto armato e dellacontrainsurgencia non sono riconosciuti dal governo. Inoltre, la pesante militarizzazione nello stato fa parte degli scenari della strategia dell’Alleanza per la Sicurezza e la Prosperità dell’America del Nord (Aspan), attraverso l’Iniziativa Mérida, e comprende posti di blocco permanenti e volanti che violano il diritto alla libertà di transito, con particolare presenza nella zona di confine e nel territorio zapatista, sostiene il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba) in una valutazione del conflitto.

Continuano ad essere militarizzate le comunità nelle zone di influenza dell’EZLN (l’obiettivo da distruggere). A questo si somma l’implementazione di progetti sociali del governo che, insieme ad organismi come il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) e l’ONU, sono stati complici della contrainsurgenciain questi ultimi sei anni, afferma lo studio apparso nel nuovo numero di Yorail Maya, pubblicazione periodica del Frayba.

Il governo vuole inibire i movimenti di resistenza con programmi sociali per dividere le comunità, immobilizzando i popoli mediante l’occupazione militare e le azioni delle autorità in complicità con organizzazioni di stampo paramilitare e gruppi legati al governo di Juan Sabines Guerrero, allo scopo di sconfiggere le comunità in resistenza. Sulla ripresa dei gruppi armati, si identifica un modello di organizzazione filo-governativa con curriculum paramilitare, come Paz y Justicia, che aggredisce le comunità del municipio autonomo La Dignidad.

Nel corso degli anni, le autorità hanno negato lo sfollamento in conseguenza della guerra e l’esistenza di questi sfollati. E’ stato solo per un’azione contraddittoria e utilitarista, su iniziativa del governatore, che il Congresso il 14 di febbraio approvasse una Legge per la Prevenzione e l’Assistenza degli Sfollati Interni nello stato, con l’appoggio del PNUD, con l’intenzione di rispondere a questa problematica storicamente pendente che ha lasciato una ferita aperta, perdite irreparabili e impunità.

Tuttavia, testimonianze raccolte dal Frayba denunciano che il PNUD e l’Unesco hanno causato divisioni comunitarie a causa della continuità di una politicacontrainsurgente promossa dai governi federale e statale per favorire lo scontro e l’esclusione degli sfollati interni e degli sfollati che ritornano. Così rispondono le autorità all’esigenza di questi di un’assistenza che rispetti i principi delle Nazioni Unite riguardo i rifugiati.

Nel Censimento di Assistenza agli Sfollati, il PNUD ed il governo del Chiapas calcolano che ci sono da 24 a 30 mila persone in questa situazione. Questo censimento, chiarisce il Frayba, è stato realizzato dal governo con gruppi vicini a lui, ma in realtà bisognosi di terra con una storia di esclusione ed emarginazione diametralmente distinta da chi ha subito lo sgombero forzato dallacontrainsurgencia dello Stato. Le istituzioni coinvolte cercano di tergiversare sui crimini di lesa umanità commessi negli Altos e nella selva del Chiapas e mantenerli impuni.

Tra gli altri, cita come sfollati non riconosciuti i 170 zapatisti di San Marcos Avilés, gli 87 di Comandante Abel e molte famiglie di Unión Hidalgo. Inoltre, quattro famiglie di Banavil, 36 persone di Viejo Velasco Suárez – dove nel 2006 ci fu un massacro -, quattro famiglie di Busiljá ed una minorenne rapita dai paramilitari nonostante le misure cautelari richieste dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani.

Il Frayba sottolinea che questi sfollati non sono mai stati considerati tali, e conclude: Lo sfollamento interno non è un evento isolato, bensì la manifestazione della strategia militare e contrainsurgente applicata in Chiapas, che colpisce direttamente il territorio dei popoli indigeni.

http://www.jornada.unam.mx/2012/11/14/politica/023n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Caracol v que habla para todos Roberto Barrios Chiapas México
Junta de Buen gobierno, Nueva Semilla que va a producir

Al dì del 29 ottobre del 2012.
Alla società Civile nazionale ed internazionale.
Agli aderenti dell’Altra Campagna
Alla sesta internazionale.
Ai mezzi di comunicazione indipendenti.
Agli organismi indipendenti dei diritti umani.
Alla stampa nazionale ed internazionale.

Compagni e compagne
Fratelli e sorelle del Messico e del mondo.
Come giunta del buon governo “Nueva semilla que va a producir”della zona nord del Chiapas, Messico, facciamo pubblica la quarta denuncia sulle minacce, sgombri, intimidazioni e la presenza delle forze di ordine pubblico, che in questo momento stanno vivendo e soffrendo i nostri villaggi come la nuova comunità “Comandante Abel”e la comunità di Unión Hidalgo, i nostri compagni basi d’appoggio uomini e donne, bambini e bambine.

1. Il terreno dei nostri compagni ,occupato dai paramilitari provenienti da Unión Hidalgo nel giorno 6 settembre, si sta già cominciando a ripartire tra gli invasori, questi cominciarono a misurarlo il giorno 25 settembre e terminarono il giorno del 21 ottobre, per ripartirsi così ognuno il suo pezzo di terra.
– Come abbiamo già menzionato nelle denuncie anteriori, gli invasori si sono appropriati degli
11 ettari seminati a mais dai nostri compagni, e rubarono tutto il raccolto, non lasciando nulla, adesso questi 11 ettari sono stati tutti puliti e hanno seminato fagioli.
– Il giorno 24 ottobre alle ore 20:00 arrivarono altri paramilitari della comunità Unión Hidalgo per dare un rinforzo alle fila degli invasori che stanno occupando il terreno recuperato dai nostri compagni base d’appoggio.
2.- Questo conflitto continua a nuocere ai nostri compagni basi d’appoggio zapatisti che vivono nella comunità Unión Hidalgo e rimasero lì per prendersi cura della propria casa e dei pochi averi rimasti, a causa dello sfollamento che hanno subito i propri familiari in un’altra comunità per le continue minacce ricevute dai paramilitari, loro compaesani, fatto già menzionato nella nostra denuncia dell’ 11 settembre.
All’alba del giorno 16 ottobre alle ore 1:00 all’incirca, i gruppi paramilitari della Comunità Unión Hidalgo spararono 5 colpi in un solo momento con armi di grande calibro, successivamente le raffiche si alternavano ogni 15 minuti fino alle 3: 00, complessivamente furono sparati 15 colpi, l’ultimo da una distanza di 150 metri dalla casa di un compagno base d’appoggio. E alle ore 22:00 dello stesso giorno ci furono 2 raffiche di colpi d’arma da fuoco continue, fino ad arrivare alle ore 24:00. Al fine di continuare con le minacce e le persecuzioni arrivarono, nella comunità di Unión Hidalgo, 15 agenti di sicurezza pubblica, nel giorno 17 ottobre.
3.- Il 25 ottobre, nel terreno invaso, alle ore 17:30, i paramilitari si muovevano secondo uno schema militare, divisi in tre gruppi da 6 con armi di grande calibro e, in questa circostanza mandano una commissione di 4 verso il accampamento della polizia, e successivamente, alle ore 18:00, la polizia si diresse verso il fiume, territorio anch’esso occupato dai paramilitari. Ed alle ore 20:00, le forze del (dis)ordine spararono 3 colpi dal luogo dove sono posizionati.
La polizia quotidianamente pattuglia il percorso che collega Sabanilla a S.Patricio e,per il pomeriggio e per la notte, si muovono da San Patricio alla postazione occupata dai paramilitari,
ed in Unión Hidalgo, quando gli invasori si spostano anche la polizia si mobilita, ed è chiaramente evidente che la polizia ed i paramilitari sono una sola forza ed hanno una sola direzione che li guida a compiere le proprie azioni belliche e delittuose, l’obiettivo principale della polizia, che è un ordine diretto dei loro capi, Felipe Calderón, Juan Sabines, Artemio Gómez Sánchez presidente municipale di Sabanilla e Limber Gutiérrez Gómez presidente municipale di Tila, è allenare e preparare al meglio gli invasori e farli sentire sicuri nel compiere le loro azioni di minacce, furti, intimidazioni e di persecuzione.
Il mal governo afferma in uno scritto datato il 9 ottobre del 2012, che i gruppi di San Patricio e Unión Hidalgo, in comune accordo, richiesero al governo dello Stato la presenza della forza pubblica, con l’unica finalità di salvaguardare l’ordine e la convivenza pacifica degli abitanti del luogo. Segnalano anche che per tutto il tempo si sono rispettati i diritti dei militanti dell’EZLN.

Che necessità hanno i paramilitari, della polizia, nel momento in cui egli stessi hanno invaso il terreno dei nostri compagni e delle nostre compagne base di appoggio?

Che necessità hanno questi gruppi paramilitari, quando loro stessi hanno cacciato dalle loro terre donne e bambini, fuggiti via per le continue raffiche di colpi da fuoco?

Che bisogno ha della presenza della polizia un gruppo paramilitare in un luogo dove stanno sgombrando, rubando e saccheggiando tutti gli averi dei nostri compagni davanti ai loro occhi?

Che necessità c’è della polizia in un luogo dove i paramilitari, in presenza delle forze del (dis)ordine, realizzano le proprie azioni di intimidazioni, di minacce e di provocazione bellica?

Qual è il pericolo che sta correndo questo gruppo paramilitare in modo che il mal governo giustifichi la presenza della polizia e attenda le sue richieste.

Quali aggressioni, furti, minacce e intimidazioni stanno commettendo le nostre basi d’appoggio tanto da indurre il gruppo paramilitare a fare una richiesta di sicurezza allo stato?

Che bisogno ha della polizia un gruppo paramilitare preparato ed armato che commette azioni di sgombro, minacce, intimidazioni di fronte un gruppo di uomini, donne e bambini che vivono lavorando e coltivando la propria terra per il sostegno delle loro famiglie e figli, e che stanno sopportando in maniera pacifica le aggressioni e tutte le azioni violente e delittuose come furti, minacce, sgombri e sottrazione della propria terra?
Si deve vergognare il mal governo ad affermare che la presenza della polizia è solo per salvaguardare l’ordine e la pace sociale e che davanti ai loro occhi si consumano furti, minacce, movimenti dei paramilitari e spari d’arma da fuoco di grosso calibro.
Deve dire chiaramente che inviò la sua polizia per salvaguardare i paramilitari che sgombrano, rubano e sottraggono la terra e il raccolto dei nostri compagni base d’appoggio.

La Storia non si è mai sbagliata, il mal governo ha sempre preparato i propri poliziotti e i paramilitari per rubare, uccidere, far scomparire, sgombrare, depredare le persone povere ed innocenti che lottano per sopravvivere, questa storia l’abbiamo vista dal cuore dei nostri popoli, e così fecero negli anni 95, 96 e 97 nel municipio di Sabanilla, nella zona bassa di Tila, commisero numerosi furti, assassinii, sequestri, sgombri e incendi di case di famiglie innocenti, che fino ad ora i responsabili sono rimasti impuniti e protetti dal mal governo, vale a dire, non si è fatta giustizia come successe in Acteal, nel Municipio del Bosques, in Atenco, in Oaxaca, e anteriormente, nel 1968 in Tlatelolco con gli studenti e molte morti in più nel nostro paese.
Il mal governo diretto da Felipe Calderón e da Juan Sabines non ha fatto niente per risolvere il conflitto e tutti questi atti delittuosi compiuti dai gruppi paramilitari, al contrario invia poliziotti come rinforzo per gli invasori, invece di ritirare questo gruppo dal terreno recuperato dai nostri compagni, e come risultato hanno incoraggiato la violenza per imporre il proprio progetto di “regolarizzazione”.
Come abbiamo già detto e continuiamo a sostenere la nostra posizione, non permetteremo mai che ci tolgano le terre recuperate nel 1994, e la questione del “regolarizzare”non vale niente per noi, e non lo stiamo chiedendo. Questa terra è già stata consegnata a chi la vive e la lavora. Nella data del 29 aprile, noi della Giunta del Buon Governo siamo stati con cuore umano nella comunità, abbiamo unito le due parti ,ovvero, le nostre basi d’appoggio ed i filogovernativi senza considerare le appartenenze politiche, senza inganni, senza usare presupposti economici per comprare le autorità o rappresentanti, alle spalle della comunità affinché prendano accordi che ingannino e nuocciano la stessa comunità, andammo e li riunimmo tanto alle autorità così come i membri, tenendo conto di coloro che vivono e lavorano questa terra durante molti anni per sostenere le proprie famiglie, gli abbiamo proposto che le proprietà di San Patricio y Los Angeles rimangano ai filogovernativi affinché la lavorino e vivano lì per sostenere le proprie famiglie e figli perché sappiamo che hanno pieno diritto per il tempo che hanno impiegato nel lavoro, e le nostre basi di appoggio gli abbiamo proposto di tenersi la proprietà della Lampara. La proposta fu accettata da entrambi le parti, anche se ci costò la riubicazione, ma l’abbiamo fatto con tutta la volontà ed il cuore che abbiamo come zapatisti, in modo da evitare scontri per le differenze ideologiche e affinché ogni gruppo possa vivere in armonia, godere dei suoi diritti alla terra ed esercitare la sua forma di vita e di organizzazione come meglio credano, in comune accordo si fece un atto di separazione degli integranti del nucleo agrario firmato da entrambi le parti, la filogovernativa e la ufficiale.
Nella costruzione della nostra autonomia che esercita il nostro autogoverno, disconosciamo la parola “regolarizzazione”della terra, il mal governo la utilizza come uno strumento per manipolare le persone che tuttavia si lasciano ingannare, facendoli credere che con gli incartamenti legali si può vivere tranquilli ed essere padroni delle proprie terre, lavorandola al meglio. Però tutto questo successivamente servirà solo per giustificare un esproprio legale, in quanto per loro la terra è come una merce che si può vendere e comprare per mezzo di incartamenti e documenti.
Noi ci domandiamo: dove rimane il diritto dei popoli indigeni, gli abitanti originari di questa terra messicana, ed il diritto di esercitare il proprio auotogoverno e la libera determinazione proprio come lo menzionano i convegni internazionali e gli accordi di San Andrés?
Per questo diciamo a questi mal governi che tirino fuori i propri gruppi di delinquenti o agiremo con determinazione. Se qualcuno muore, voi siete i colpevoli ed i responsabili del sangue versato, sarà un altro carico in più degli oltre 70mila morti assassinati a livello nazionale secondo i vostri ordini. Sosteniamo la nostra parola della terza denuncia e se non l’avete letta, potete comiciare.
Lo sapete che questa non è la prima volta che mandate ad invadere con i vostri gruppi paramilitari assassini e ingaggiati da voi. La prima volta fu il 10 settembre 2011, dove i nostri compagni persero tutti i loro averi, e questa volta fu il giorno 6 settembre del 2012 dove rubarono tutto il raccolto. Non è giusto che i nostri compagni base d’appoggio continuino a lavorare e che il proprio raccolto serve per mantenere le bocche di questi paramilitari insieme alle loro mogli e figli alle spalle del popolo povero che lavora con il sudore della fronte per sopravvivere mentre voi continuate ad ingrassarvi come maiali.
Vi domandiamo che cosa volete ottenere con tutte queste azioni? Parlate chiaro come parliamo noi altri, o meglio dite che volete solo uccidere, sgombrare, rubare ed assassinare. È una pena che in Messico esista un tal mal governo che nella sua testa invece di avere un’intelligenza, ci sia della merda.
Compagni e compagne, fratelli e sorelle, vi esortiamo a prestare attenzione a questa situazione tanto difficile che stanno vivendo i nostri popoli in rivolta.

Attentamente
Mandar Obedeciendo

Il presente documento è stato bollato dalla Giunta di Buon Governo NUEVA SEMILLA QUE VA A PRODUCIR e firmato dai seguenti rappresentanti in turno:
Paulina López Trujillo, José Martínez Flores, Angélica López Mondejos y Juventino Jiménez Pérez.

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CONVOCAZIONE MONDIALE PER GLI E LE ZAPATISTI/E DI COMANDANTE ABEL, UNION HIDALGO, SAN MARCOS AVILÉS, MOISÉS GANDHI E PER FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ

ECO MONDIALE IN APPOGGIO AGLI E ALLE ZAPATISTI/E

Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione

12 ottobre – 17 novembre

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Comandante Abel:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Unión Hidalgo:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di San Marcos Avilés:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Moisés Gandhi:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli familiari e alleati di Francisco Sántiz López:

Alle nostre sorelle zapatiste e ai nostri fratelli zapatisti:

Ai Comitati della Parola Vera del Messico e del Mondo:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni della Otra Campaña:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni della Zezta Internazional:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni aderenti alla Campagna Internazionale in Difesa del Barrio e ai nostri/e alleati/e di tutto il mondo:

Alla società civile del Messico e del mondo:

 

La presente è una convocazione urgente lanciata dal Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campaña, New York, per realizzare:

Seconda Tappa:

Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione

“Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e”

Sorelle e Fratelli:

A tutte le nostre compagne e a tutti i nostri compagni, saluti e abbracci affettuosi da parte del Movimento per la Giustizia del Barrio, La Otra Campaña, New York.

In risposta alla domanda globale di giustizia per le comunità zapatiste provocata dai recenti attacchi realizzati contro le basi d’appoggio zapatistas (BAZ) da parte del mal governo e dei suoi inviati di morte, è con ansia e grande dolore che vi scriviamo le seguenti parole perché le possiate ascoltare immediatamente:

I recenti atti di repressione contro le basi d’appoggio zapatiste delle comunità Comandante Abel, Unión Hidalgo e Moisés Gandhi, oltre al terrore prolungato e alle costanti minacce di sfollamento che si vivono nella comunità di San Marcos Avilés, sono stati allarmantemente violenti. Come conseguenza delle invasioni e delle violenze compiute dai gruppi armati che operano come paramilitari e intermediari del mal governo, “Paz y Justicia” e “Organizzazione Regionale di Cafeticultores di Ocosingo”, ci sono state popolazioni delle BAZ sfollate, distruzioni e furti di alimenti e di beni, e una sofferenza profonda.

Per questo, le nostre compagne e i nostri compagni delle Juntas de Buen Gobierno e le comunità stesse hanno fatto varie denunce e appelli perché si manifesti la solidarietà mondiale organizzando azioni contro il mal gobierno del Messico in tutti i suoi livelli.

Per questo, e siccome la minaccia di sfollamento forzato continua pendente sulla comunità di San Marcos Avilés, ci chiedono di aggregarci e di unire le nostre voci e mani per prevenire che si realizzi un’altra agressione contro i compagni e le compagne di San Marcos Avilés.

Se “los de arriba” (quelli che stanno in alto) pensano di poter continuare con la loro guerra e con la violenza contro le nostre sorelle e i nostri fratelli zapatiste/i senza nessuna conseguenza, si sbagliano. Questa volta i popoli degni del mondo avranno la parola.

Davanti alla crescente domanda globale di giustizia e per la fine delle aggressioni attuali e possibili, e con il proposito di continuare amplificando i risultati delle attività ancora in corso como parte della Prima Tappa: “Camminando la Parola Vera” della nostra campagna, che continuerà fino al giorno 11 ottobre, vi scriviamo per proporvi di unirci per realizzare una Seconda Tappa: “Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione.” Diversa dalla prima tappa, che ha come obiettivo sensibilizzare le nostre rispettive comunità sulla grave situazione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli zapatiste/i di Comandante Abel, Unión Hidalgo, San Marcos Avilés, e Moisés Gandhi e sulla situazione del prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López, questa nuova tappa comprenderà un periodo d’azione e protesta diretta che si dovrà svolgere dal 12 ottobre al 17 novembre. Come si può immaginare, queste date sono state scelte per il loro significato storico, poiché sono riferimenti importanti nella storia delle lotte indigene di tutto il mondo: Día de la Resistencia Indígena e anniversario del Natalicio del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN).

Se aderite a questa proposta avvisateci, per favore, il più presto possibile, inviandoci un messaggio al seguente indirizzo:

laotranuevayork@yahoo.com.

Invitiamo tutte/i a leggere la prima convocazione, diffusa il 25 luglio, così da poter essere a conoscenza dei risultati e delle tappe di questa campagna. La convocazione, nella sua totalità e insieme ad altro materiale, è disponibile al seguente enlace:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/1er-convocatoria/

SECONDA CONVOCAZIONE

“DALLA VERITÀ ALL’ AZIONE, FERMANDO LA REPRESSIONE”

Per prima cosa, a tutti coloro che danno luce e ossigeno a questa campagna mondiale che da più di un mese, insieme e uniti, stiamo portando avanti, diciamo grazie per condividere con noi questo cammino che stiamo percorrendo e quello che rimane da percorrere.

Dal suo inizio alla fine di luglio, quando si rese nota la prima convocazione, questa campagna internazionale “Eco Mondiale in Appoggio alle e agli Zapatiste/i” è stata un punto d’incontro per migliaia di persone di buon cuore che hanno raccolto l’appello delle e degli zapatiste/e.

Partendo da questo punto d’incontro, inoltre, si sono formate in vari paesi del mondo decine di cellule chiamate “Comitati della Parola Vera” per costruire reti di solidarietà e di sostegno e per sensibilizzare la coscienza dell’opinione pubblica sulla repressione che affrontano le comunità zapatiste e il prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López.

Nuovi “Comitati” continuano a formarsi ogni giorno per iniziativa di persone e gruppi di buon cuore.

Tutti noi congiuntamente abbiamo iniziato, utilizzando una frase del saggio Vecchio Antonio, a “camminare la parola vera” — organizzandoci nelle nostre rispettive città, ejidos, comunità, quartieri e paesi per seminare le parole delle basi d’appoggio zapatiste e di Francisco Sántiz López, come semi per far crescere una lotta in loro favore.

Ogni giorno si aggiungono sempre più persone, cercandosi e trovandosi nell’oscurità fatta di bugie e apatia che hanno costruito “los de arriba” (quelli che stanno in alto) per mantenerci divisi. Ci cerchiamo a tentoni in questa oscurità con la quale, giorno dopo giorno, ci trasciniamo. Come dicono i nostri antenati, le nostre parole collettive contengono l’imprescindibile della vita in questo pianeta: la memoria – che se detta e condivisa, diventa un fuoco.

Ricordiamo che questa oscurità nacque, come ha detto lo stesso EZLN, nella “lunga notte dei 500 anni,” e contemporaneamente la partorì. Mentre i sistemi economici, politici, culturali e sociali dei “l@s de arriba” continuano a porre le nostre vite e la vita della Madre Terra a rischio di estinzione completa, le resistenze dei “l@s de abajo” vanno costruendo altre uscite da questa oscurità.

Per prevenire che questo accada – che con le mani intrecciata usciamo da questa oscurità – “los de arriba” si dedicano a distruggere tutte le luci che accendono i popoli degni. Per questo dispiegano le loro strategie di violenza e distruzione, e ci attaccano, incarcerano, reprimono, aggrediscono, violano, derubano, silenziano e mentono.

Per questo “los de arriba”, da quando è cominciata questa notte, hanno avuto come principale bersaglio i popoli originari del mondo, perché questi hanno dato un grande apporto all’uscita dal buio.

Davanti alla minaccia di un’estinzione planetaria, è urgente mobilitarci per difendere questa e tutte le luci che brillano nel nostro cammino in costruzione verso un altro mondo possibile. E siccome la parola è stata ed è la prima forma di luce, è urgente per noi difendere le tre prime parole di tutte le lingue che, secondo quello che racconta il Vecchio Antonio, sono: “democrazia, libertà, giustizia.”

Non è casuale che queste parole non si incontino nei governi, carceri, scuole, mezzi di comunicazione di massa, o nelle altre istituzioni che servono i privilegi dei “los de arriba”. Ma non è casuale che sì si incontrino, in numerose e diverse maniere, nei popoli degni “de abajo”, soprattutto nei popoli indigeni del Messico e del mondo. Mentre “los de arriba” continuano ad attaccare e distruggere queste luci, noi continueremo a difendere e costruire più luci ancora, più uscite, più mondi.

Malgrado tutto quello che rende questa notte più oscura, “los de arriba” lo usino per mantenerla oscura, e lo usino per dividerci – in una parola: la bugia – noi portiamo nel cuore quello che fa che la luce illumini… Che è la verità.

Per difendere in modo concreto la luce delle e degli zapatiste/i, la cui lotta è stata sempre da e per i popoli indigeni e anche per quelle/i che non lo sono, un movimento indigeno esemplare, invitiamo tutte e tutti a sommarsi una volta ancora a questa campagna per realizzare la seconda tappa che consisterà in un mese di azioni dirette e strategiche.

Iniziando il 12 ottobre, Giorno della Resistenza Indigena, e proseguendo fino al Natalizio dell’EZLN, 17 novembre, vi invitiamo tutte e tutti a organizzare azioni – conformemente ai propri modi e capacità – nelle nostre respettive comunità e paesi per fare da eco all’appello delle comunità indigene zapatiste Comandante Abel, Unión Hidalgo, San Marcos Avilés e Moisés Gandhi, e al prigioniero politico indigeno zapatista Francisco Sántiz López.

Durante questi giorni d’azione, compagni e compagne, uniamoci, onoriamo, ricordiamo e appoggiamo tutti le comunità zapatiste e, soprattutto, le seguenti, perché in questo momento sono particolarmente in pericolo:

• Comandante Abel: Iniziata nei giorni 6 e 7 settembre e tutt’ora in corso, il gruppo paramilitare “Paz y Justicia” sta portando avanti un’invasione armata nel territorio zapatista dell’ejido Comandante Abel (BAZ). Come risultato dell’invasione, la comunità è stata violentemente sfollata e alcune persone che stavano cercando di fuggire dalla violenza sono scomparse. Molte delle persone fuggite si sono ammalate. La terra delle e degli zapatiste/i è ora occupata dagli aggressori che già vi stanno costruendo delle case per completare l’occupazione.

• Unión Hidalgo: Ugualmente, questa comunità zapatista è dovuta sfollare a causa delle aggressioni violente di “Paz y Justicia.” Utilizzando armi da fuoco, gli aggressori sono riusciti a occupare e a estendere la loro invasione in gran parte della terra della comunità. Anche qui, molti/e compagni/e si sono ammalati.

• Moisés Gandhi: Recentemente, durante l’intero mese di agosto, le basi d’apoggio zapatiste di questo ejido hanno sofferto violenti attacchi e minacce di sfollamento forzato da parte del gruppo “Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo”.

• Similmente, come spiegano i compagni e le compagne di San Marcos Avilés nel loro video-messaggio, disponibile in basso, loro hanno sofferto un’incubo costante a causa d’un gruppo d’attacco, braccio dei partiti locali, per aver costruito la loro scuola autonoma “Emiliano Zapata” nel 2010. Dallo sfollamento forzato all’aggressione sessuale, i e le compagni/e di San Marcos Avilés hanno subito molteplici forme di violenza e repressione per voler vivere degnamente e in libertà, da popolo indigeno quale sono.

Il video-messaggio già conta più di 33.000 visioni! È disponibile qui:

http://www.youtube.com/watch?v=rY-8CBt3Vkg

– Ugualmente, il compagno Francisco Sántiz López, base d’appoggio zapatista e indigeno Tzeltal, è detenuto da dicembre 2011 per dei crimini che non ha mai commesso. Il suo unico reato, come è stato ripetuto numerose volte, è di essere base d’appoggio zapatista. Per questo rimane in ostaggio dello Stato Messicano.

Si può vedere il video-messaggio delle e degli Zapatiste/e su Francisco Sántiz López, qui:

http://www.youtube.com/watch?v=NXuVyJ5YdfA&feature=plcp

Per quelli/e che vogliano conoscere gli antecedenti e i progressi di questa campagna, l’invito è di visitare il sitio web di San Marcos Avilés, che contiene anche informazioni sulla comunità Comandante Abel, qui:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/

Speriamo che i video e il sito web continuino a essere strumenti utili di questa lotta che già parla in 10 idiomi ed è presente in decine di paesi del mondo. Speriamo anche che questa lotta continui a crescere, che arrivi ad altri luoghi e ad altri popoli.

Infine, vi chiediamo, per favore, di farci sapere il prima possibile se volete aderire a questa nostra proposta e se parteciperete a questa seconda tappa, comunicandocelo al seguente indirizzo:

laotranuevayork@yahoo.com

Dal nostro cuore bruno e degno, da questo quartiere d’immigrati, vi mandiamo i nostri abbracci e saluti più affettuosi.

GIUSTIZIA E LIBERTÀ PER LE COMUNITÀ ZAPATISTE

E PER FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ!

¡QUE VIVAN L@S ZAPATISTAS!

¡QUE VIVAN LOS PUEBLOS INDÍGENAS!

Con amore e solidarietà,

Movimiento por Justicia del Barrio

La Otra Campaña, New York

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Aggressione a Jechvó.

La Jornada – Giovedì 18 ottobre 2012

Ritorna la minaccia priista contro le basi di appoggio zapatiste a Jechvó: come nel 2004, con la violenza si nega l’accesso all’acqua

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 17 ottobre. Gruppi priisti del municipio di Zinacantán che fino a non molto tempo fa erano perredisti, sono tornati a minacciare la comunità zapatista di Jechvó, negando l’accesso all’acqua con azioni violente, come fecero nel 2004, ed imprigionando un rappresentante autonomo. La Giunta di Buon Governo (JBG) Corazón céntrico de los zapatistas delante del mundo, del caracol di Oventic, denuncia: Sono le stesse persone che il 10 aprile del 2004 attaccarono i nostri compagni e compagne, basi di appoggio, mentre andavano a portare acqua ai nostri compagni della comunità di Jechvó, che era stata privata del diritto all’acqua dalle persone dei partiti politici.

Ricordano l’imboscata che quel pomeriggio quasi costò la vita a molti indigeni: In quell’attacco molti compagni furono feriti da razzi, pietre, bastoni ed armi da fuoco per l’unico crimine di andare a portare acqua ai nostri compagni. Le diverse autorità non fecero nulla al riguardo. L’acqua non manca e non c’è ragione per quello che stanno facendo queste persone, aggiunge la JBG.

Mariano Gómez Pérez, base zapatista della comunità, ha chiesto l’intervento del giudice autonomo e della JBG dopo che i filogovernativi avevano minacciato di tagliargli l’acqua il 30 settembre scorso. Il giudice autonomo ha mandato una lettera di invito all’agente priista e ad alcuni ex zapatisti per trattare il tema il 7 di ottobre. Il giorno 5 la lettera è stata recapitata a mano al priista, ma invece di accogliere l’invito, l’agente e la sua comunità hanno catturato un compagno per provocazione.

Gómez è stato in prigione un giorno intero come rappresaglia alla sua notificazione al giudice autonomo, poi è stato portato davanti alle autorità in un’assemblea di più di 100 persone dove è stato accusarono di vari crimini fabbricati allo scopo. L’hanno portato dal giudice municipale di Zinacantán, e questo ha consigliato ai priisti di non accettare l’invito del giudice zapatista, e li ha apertamente favoriti.

Davanti a tante ingiustizie, violazione dei diritti umani ed atteggiamenti inumani delle autorità comunitarie e municipali e dei malgoverni statale e federale, la JBG avverte: Non resteremo in silenzio né con le mani in mano, ma difenderemo quello che è nostro, quello che ci appartiene, le nostre risorse ed i nostri territori.

Ed ancora: Quello che è chiaro è l’incubo in cui vivono il cosiddetto governatore Juan Sabines Guerrero ed il cosiddetto presidente della Repubblica, Felipe Calderón Hinojosa, per avere  le mani macchiate del sangue di molti compagni innocenti e portarsi dentro gli orrori che hanno commesso. Sabines Guerrero e Calderón Hinojosa sono nomi che infangano la storia della nostra patria, come molti altri vecchi nomi.

Ricordano come dal 2003 le basi zapatiste sono private del diritto all’acqua a Jechvó, Elambó Bajo, Elambó Alto, San Isidro Chaktoj, Jechch’entik ed altre comunità, dalle persone affiliate al Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) con l’obiettivo di farli arrendere. La stessa JBG della zona ha costruito una fonte ed un serbatoio che ora la gente dei partiti, appoggiata dalle autorità ufficiali, vuole sottrarre. Gli aggressori sono le stesse persone, ma ora sono entrate a far parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI).

“Con la propaganda ufficiale tentano di nascondere le loro azioni ingiuste, sui media  pubblicano che il governo è a favore della giustizia, la democrazia, il rispetto e lo sviluppo, e che ‘sono fatti e non parole’, ma nei nostri villaggi si vivono le aggressioni, minacce, sgomberi, detenzioni ingiuste, violazione dei diritti e persecuzioni, e questo sì nei fatti e non a parole” denuncia la giunta zapatista. Per quanto si nasconda, la carne marcia continua a puzzare. Per quanto sia preziosa la carta che l’avvolge, questa non impedirà la sua decomposizione. La JBG conclude esigendo che siano rispettati i diritti delle basi zapatiste.

http://www.jornada.unam.mx/2012/10/18/politica/020n1pol

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La Jornada – Domenica 14 ottobre 2012

Parte una nuova tappa mondiale della campagna d’appoggio agli zapatisti in Chiapas. A Londra consegnata la richiesta di liberazione di Francisco Santiz López

Hermann Bellinghausen. Inviato. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 13 ottobre. Nell’ambito elle commemorazioni del giorno della resistenza indigena (o come er abitudine chiamarlo Giorno della Razza o la scoperta dell’America, termini oggi in disuso), un gran numero di città del mondo hanno dato inizio ad una nuova tappa delle azioni in appoggio e in difesa delle comunità zapatiste aggredite dai paramilitari e dai militanti dei partiti politici nelle regioni indigene del Chiapas.

A Londra, gli attivisti hanno consegnato all’ambasciata messicana un pronunciamento firmato da decine di collettivi e organizzazioni sociali di Germania, Argentina, Canada, Stato Spagnolo (Catalogna) Castiglia, Paesi Baschi, Gran Bretagna, Cile, Stati Uniti, Francia, Grecia, Italia, Guatemala, Nuova Zelanda e dal segretariato internazionale del Tribunale dei Popoli in Movimento.

Nelle settimane scorse, sono nati comitati solidali con le comunità zapatiste e dei loro prigionieri politici e dell’Altra Campagna in luoghi simbolo Colombia, India (Calcutta), Brasile (Río Grnde do Sul), Sudafrica (Johannesburg), Regno Unito (Dorset, Bristol, Londra, Edimburgo), Stati Uniti (Portland e New York). Si sono aggiunti anche gruppi di #YoSoy132 di Chihuahua, Puebla, Distrito Federal ed altre entità del paese.

A New York, il Movimento per la Giustizia del Barrio ha diffuso una dichiarazione di sostegno alle comunità zapatiste aggredite Comandante Abel, San Marcos Avilés, Guadalupe Loas Altos, Moisés Gandhi ed Unión Hidalgo.

La dichiarazione consegnata a Londra, e che lo sarà anche in ambasciate del Messico in altri paesi, chiede la libertà immediata di Francisco Santiz López, base di appoggio zapatista a Tenejapa, esprime preoccupazione e chiede la fine delle aggressioni ed intimidazione e degli abusi contro i diritti umani compiuti contro le basi di appoggio zapatiste della comunità San Marcos Avilés (Chilón)..…) http://www.jornada.unam.mx/2012/10/14/politica/017n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Un giudice riconosce la sua innocenza, ma Francisco Santiz è ancora in carcere

Santiz riconosciuto innocente, ma ancora in carcere.

La Jornada – Lunedì 8 ottobre 2012

Hermann Bellinghausen. Inviato. Los Llanos, Chis., 7 ottobre.

Francisco Santiz López è in carcere da quasi un anno, con accuse di crimie il giudice ha già riconosciuto essere infondate. Se resta in carcere in questa prigione statale numero cinque è evidente  che è per ordini dall’alto. Avrà a che vedere col fatto che è base di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale? O perché i cacicchi priisti di Banavil e Tenejapa sono così potenti che possono piegare la giustizia statale e federale con frodi e prove false?

Non sembra esserci altra spiegazione del perché quest’uomo di 54 anni, venditore di frutta nel capoluogo municipale di Tenejapa, dove risiede con la sua famiglia, ed è base di appoggio zapatista (ma non miliziano, precisa) dal 1992, rimanga nel Centro Statale di Reinserimento Sociale per Condannati (CERSS) per rati dai quali è stato assolto sei mesi fa, e pertanto non è un condannato.

Non è che Francisco Santiz sia un carcerato sconosciuto. Conta su simpatizzanti convinti della sua innocenza in più di 20 paesi che vanno dal Sudafrica al Giappone, dall’estremo sud argentino all’estremo nord della Norvegia. Col suo berretto da baseball e il suo compassato silenzio, è un uomo famoso. Fuori dal carcere non è solo. Neanche dentro: fa parte del presidio dei carcerati organizzati dell’Altra Campagna che lottano come lui per la loro liberazione, perché questa sarebbe la cosa giusta. Anche loro sono famosi, almeno nel mondo della solidarietà internazionale, ma non tanto quanto Francisco, che insieme ad Alberto Patishtán (che fino a qualche giorno fa partecipava a questo presidio) è un simbolo della lotta per la giustizia e contro la discriminazione. Entrambi dimostrano in maniera chiara come in Chiapas gli indigeni innocenti finiscono in prigione.

Santiz López a dicembre era stato accusato di aver partecipato a fatti violenti registrati nella comunità di Banavil, dove sono morte due persone. Sei famiglie tzeltales furono espulso ed attualmente sono ospitate a San Cristóbal de las Casas.

Il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (Frayba), che sta portando avanti il caso, recentemente ha denunciato che nel mandato di arresto il giudice federale in Chiapas non aveva considerato le testimonianze delle autorità né dei testimoni che riferiscono che Francisco non si trovava a Banavil al momento delle aggressioni. Non è stato nemmeno dimostrato che avesse usato un’arma da fuoco.

Attualmente, spiega il Frayba, Francisco è accusato di detenzione di armi ad uso esclusivo dell’Esercito e forze armate, mentre le accuse di omicidio e lesioni sono cadute il 22 marzo, per rinuncia dell’azione da parte del Pubblico Ministero.

Così, a Santiz López era stata notificata la sua liberazione, ma all’uscita dal carcere, in tutta fretta è arrivata una nuova accusa basata su prove fornite dagli stessi cacicchi che avevano testimoniato il falso a dicembre e che sarebbero i provocatori dei due omicidi a Banavil. Accusa giunta opportunamente per far rientrare in cella Francisco proprio mentre metteva piede fuori dal carcere; o piuttosto farlo rientrare nel presidio tra i suoi compagni che oggi, insieme ai visitatori domenicali, accompagnati dalla chitarra gli hanno cantato las mañanitas per il suo compleanno.

Le armi che proverebbero le nuove accuse appartengono ai cacicchi Alonso López Ramírez ed Agustín Méndez Luna (ex presidente municipale di Tenejapa) ed ai loro seguaci. Sarebbero le stesse con che le quali questi aggredirono gli sfollati di Banavil. Il governo statale ha già indennizzato gli aggressori per la morte accidentale di uno dei loro. Del morto degli sfollati è stato ritrovato un braccio, il resto è sparito, ma nessuno indaga su questo crimine. Un braccio non è un sufficiente corpo del reato, hanno detto in tribunale. A differenza dei suoi compagni carcerati, Francisco parla poco ma è convinto che l’hanno fatto a pezzi.

http://www.jornada.unam.mx/2012/10/08/politica/022n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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Mappa delle aggressioni paramilitari.

6 ottobre 2012

La Jornada – Sabato 6 ottobre 2012

Gruppi del PRI e PVEM invadono villaggi zapatisti ed accendono conflitti agrari.

Agli sgomberi da parte di partiti politici si sommano le aggressioni paramilitari. I simpatizzanti dell’EZLN non hanno svolto le pratiche per la certificazione di proprietà della terra perché sono in resistenza.

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis. 4 ottobre. Il rispuntare dei paramilitari in Chiapas è accompagnato da un substrato di presunti conflitti agrari, la maggioranza infondati ma attizzati dai politici dei partiti e da funzionari governativi, e rivolti contro le terre recuperate dalle basi dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), la maggioranza occupate e coltivate da comunità ribelli da 10 o 15 anni. In particolare, gruppi del PRI, e recentemente PVEM, usandoli come bottino elettorale, invadono o minacciano di farlo, proprietà e perfino interi villaggi zapatisti, approfittando del fatto che questi, essendo in resistenza, non hanno svolto nessuna pratica per ottenere dallo Stato titoli di proprietà agrarie, perché seguono le loro leggi rivoluzionarie attraverso le giunte di buon governo (JBG).

Un’analisi alla quale ha avuto accesso La Jornada documenta questi conflitti ed identifica i gruppi invasori o aggressori: PRI, PVEM, PRD, PAN, oppure organizzazioni come Paz y Justicia (e le sue derivazioni: Uciaf, Opddic), Orcao, Cioac o Aric. In una denuncia molto recente, Las Abejas hanno confermato la riattivazione a Chenalhó di Máscara roja, come erano stati identificati gli esecutori del massacro di Acteal nel 1997. Vengono aggredite anche comunità dell’Altra Campagna (Jotolá, Mitzitón, San Sebastián Bachajón) mediante conflitti religiosi (Ejército de Dios) o divergenze ejidali.

Questo è lo scenario che eredita l’alleanza PVEM-PRI guidata da Manuel Velasco Coello, che tra poco governerà l’entità. La maggior parte di gruppi paramilitari, invasori agrari e governi municipali coinvolti appartengono alle sue fila.

Nell’analisi del ricercatore Arturo Lomelí si identificano i principali luoghi (non gli unici) dove negli ultimi anni si sono verificati reati e crimini non risolti, specialmente dal 2010 al 2012. Si evidenzia che a partire dal 1994 sono stati occupati tra i 250 mila e 750 mila ettari (non ci sono dati definitivi) ad Ocosingo, Chilón, Sitalá, Yajalón, Tila, Tumbalá, Sabanilla, Salto de Agua, Palenque, Altamirano, Las Margaritas e Comitán, tra altri municipi. Sulla scia della ribellione zapatista, OCEZ, Cioac, ARIC, CNPA, OPEZ, Xinich, Orcao e Tsoblej, al fianco degli zapatisti, recuperarono e fondarono nuove località. Nel 2000, quando i dirigenti di queste organizzazioni furono incorporati nel governo statale o municipale, si incaricarono di regolarizzare le proprietà e siccome gli zapatisti non parteciparono ai quei negoziati, le organizzazioni reclamano le loro proprietà. Queste sono bacini elettorali di tutti i partiti – sostiene Lomelí – e la dinamica del tradimento avviata da Pablo Salazar Mendiguchía è proseguita con Juan Sabines Guerrero.

I conflitti comprendono le cinque JBG. Molto attaccata è stata quella di Morelia: la comunità Primero de Enero (municipio autonome Lucio Cabañas), nell’agosto del 2011 è stata invasa da elementi della Orcao che avevano già ottenuto le terre grazie alla sollevazione zapatista; come in altri casi, dopo il 2000 hanno abbandonato l’accordo di recuperare le terre e sono scesi a patti col governo per ricevere aiuti con i programmi statali ed altre terre degli zapatisti. La Orcao ha attaccato anche Los Mártires (Lucio Cabañas).

Altre comunità e poderi zapatisti sotto assedio sono Bolón Ajaw e Santa Rosalía. Ad Agua Clara (municipio autonomo Comandanta Ramona) operano pericolosi criminali addestrati dall’ex militare Carlos Jiménez López. Nel 2010, Nei villaggi di Nueva Virginia, Jalisco e Getzemaní, membri della Cioac e PRD sono entrati sulle terre recuperate di Campo Alegre che sono coltivate dai municipi autonomi Lucio Cabañas, Comandanta Ramona e 17 de Noviembre, come sostiene la JBG. Inoltre, 33 famiglie zapatiste sono state spogliate dei loro diritti ad Aldama, e persistono le aggressioni contro le basi di appoggio di Olga Isabel e K’an Akil anche dai paramilitari della Opddic, che inoltre hanno aggredito il nuovo villaggio 21 de Abril.

La giunta della Garrucha ha denunciato che il barrio Puerto Arturo e San José Las Flores vogliono sottrarre a Nuevo Purísima (municipio autonomo Francisco Gómez) un terreno recuperato di 178 ettari ad Ocosingo. E ancora, aggressioni e detenzione di zapatisti da parte dei paramilitari a Peña Limonar, invasione a Laguna San Pedro, violenza a Casablanca, vessazioni a Toniná. Gruppi di Las Conchitas e P’ojcol (Chilón), così come di Guadalupe Victoria, paramilitari secondo la JBG, membri della Orcao e dei partiti politici, hanno occupato con la violenza le terre recuperate di Nuevo Paraíso (municipio autonomo Francisco Villa).

Nella zona nord il panorama è allarmante, come ha riferito la JBG di Roberto Barrios. L’anno scorso hanno sotratto le terre agli zapatisti di San Patricio (municipio autonomo La Dignidad) i coloni di Ostealukum, El Paraíso, El Calvario e Rancho Guadalupe (Sabanilla). Gli autonomi hanno quindi fondato Comandante Abel, ma nel settembre scorso sono stati espulsi con l’appoggio della polizia e del governo statale, come è avvenuto a Unión Hidalgo. Pochi anni fa, a Choles de Tumbalá (municipio autonomo El TrabaJo) ci sono state case incendiate e minacce da parte di membri dell’organizzazione Xinich ufficiale.

La JBG di La Realidad ha documentato come nell’ejido Monte Redondo (Frontera Comalapa), basa di appoggio dell’EZLN del municipio autonomo Tierra y Libertad sono stati spogliati delle loro milpas e piantagioni di caffè da parte di persone del PVEM, PRD e PRI che hanno perfino venduto i poderi a terzi. Altre aggressioni provengono dall’organizzazione panista Aciac contro la comunità Che Guevara, ed a Espíritu Santo da parte di gente del PRD, Cioac e PRI. Ed a Veracruz contro il magazzino del municipio autonomo San Pedro de Michoacán.

Per ultimo la JBG di Oventic sta affrontando un grave conflitto a San Marcos Avilés (Chilón), dove le sue basi sono state aggredite, espulse o derubate da verdi, perredisti e priisti. Ad El Pozo, Crustón e Ts’uluwits (municipio autonomo San Juan Apóstol Cancuc), così come a Zinacantán, priisti e perredisti non smettono di perseguitare gli zapatisti.http://www.jornada.unam.mx/2012/10/06/politica/017n1pol

(Traduzione “Maribel” – bergamo)

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“Eco Mondiale in Apoggio a l@s Zapatistas”

 

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/

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DAL SUDAFRICA: VIDEO MESSAGGIO IN APPOGGIO A L@S ZAPATISTAS

Con un nuovo e poderoso video messaggio, Zodwa e Mnikelo, membri del movimento a base comunitaria più grande del Sudafrica, l’Abahlali base Mjondolo (Movimento degli Abitanti delle Case di Cartone), inviano parole di speranza e solidarietà del corazón alle molte comunità zapatiste che in questo momento stanno soffrendo una feroce repressione da parte del governo del Messico, al prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López, alle donne zapatiste come anche a tutte le donne del mondo. Dalla sua fondazione nel 2005, il Movimento degli Abitanti delle Case di Cartone ha subito gli effetti della repressione in carne propria, sopportando attacchi costanti, sfollamenti forzati, arresti arbitrari, distruzione di beni e anche morti, repressione articolata da elementi del governo locale. Riflettendo su queste esperienze, i nostri compagni e le nostre compagne del Sudafrica affermano che si deve andare avanti uniti/e e decisi/e verso le nostre mete, e che è necessario renderci conto del fatto che tutte le nostre lotte si basano in una sola, poiché la meta principale della repressione è quella di distruggere i nostri vincoli come movimenti e comunità.

Da parte del Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campaña, NewYork, è una gioia poter condividere con voi questo video messaggio. Vi chiediamo di farlo volare da tutte le parti. Muchas gracias.

http://www.youtube.com/watch?v=TMmwS4ju1PU&feature=youtu.be


Per appoggiare la campaña “Eco Mundial,” e per informarsi sulla situazione:

1. Scrivere a:
laotranuevayork@yahoo.com

2. Date un’occhiata al sito web della campagna “Echo Mundial en Apoyo a l@s Zapatistas”:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/
(nel sito, c’è la traduzione in italiano – come anche in altre lingue – della maggioranza dei messaggi, delle informazioni sui fatti, del progredire della campagna, delle adesioni e proposte, ecc. – Gaia)

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La Jornada – Martedì 2 ottobre 2012

A causa dell’ondata di violenza, gli indigeni di Unión Hidalgo e Comandante Abel hanno abbandonato le comunità

Accusano il segretario di Governo del Chiapas di organizzare l’escalation paramilitare

Hermann Bellinghausen. Inviato. San Cristóbal de las Casas, Chis., 1º ottobre. La giunta di buon governo del caracol zapatista di Roberto Barrios, nella zona nord, denuncia la partecipazione diretta del segretario di Governo, Noé Castañón León, nella pianificazione ed avvio dell’escalation paramilitare contro la comunità Comandante Abel e contro le basi zapatiste di Unión Hidalgo, che ha provocato lo sfollamento di 83 indigeni che da tre settimane sono ospitati in altri villaggi.

Contrariamente alla smentita governativa della notizia che agenti di polizia avessero sparato nella comunità Comandante Abel, la JBG ha ribadito che il 18 settembre, a mezzogiorno, poliziotti mandati dal governo statale hanno esploso due colpi per intimorire la popolazione, così come hanno fatto i paramilitari. In un comunicato sostiene che gli attacchi, gli sgomberi, le  minacce, i furti, le intimidazioni e gli spostamenti proseguono. Accusano il governo federale di Felipe Calderón Hinojosa e quello statale di Juan Sabines Guerrero, di essere attori dell’attacco in corso; la JBG afferma: È un atteggiamento di vigliaccheria utilizzare gente della stessa razza per fare passare tutto questo come conflitto intercomunitario.

Le comunità aggredite appartengono al municipio autonomo La Dignidad, nella regione chol. Il 6 settembre i paramilitari di Unión Hidalgo e San Patricio si sono impossessati della terra ed hanno cacciato i nostri compagni, riferisce la JBG. Il giorno 12 i paramilitari hanno saccheggiato la milpa collettiva, mentre altri erano di guardia con armi di grosso calibro. Lo stesso giorno a San Patricio sono arrivati un totale di 11 veicoli con poliziotti e giudiziali per controllare il posto dove installare il loro accampamento.

La JBG racconta: Il giorno 13 è arrivato nel capoluogo municipale Sabanilla, Noé Castañón, segretario generale di Governo, e Maximiliano Narváez Franco, sottosegretario, per riunirsi con gli invasori di Unión Hidalgo ed i priisti di San Patricio, per confermare loro il possesso delle terre, giustificandolo con i progetti di legalizzazione e impegnandosi a fornire sicurezza inviando pattuglie di polizia per spalleggiare gli invasori ed aiutarli con materiale per costruire le abitazioni, come lamiere, e perfino consegnare provviste ai paramilitari.

Poi sono iniziati i pattugliamenti sul terreno recuperato. Il giorno 16 la polizia ha distribuito le lamiere per i tetti agli invasori di Unión Hidalgo ed ai priisti di San Patricio che in quel momento hanno preso possesso del terreno recuperato ed hanno immediatamente costruito l’accampamento per la polizia.

Il giorno 26 si è tenuta un’altra riunione a Sabanilla con funzionari statali: hanno steso un verbale di lavoro tra i rappresentanti dei paramilitari di Unión Hidalgo ed i priisti di San Patricio, con oggetto la regolarizzazione a nome dei paramilitari, facendo credere loro che sono loro diritti (sic); li stanno usando per appropriarsi e cacciare dalle loro terre i nostri compagni basi zapatiste.

Il furto di mais è proseguito e si è intensificato nei giorni 27 e 28. Dall’invasione, sono state perse 22 tonnellate di mais in grani, per un valore di 132 mia pesos, calcolando 6 pesos al chilo. Inoltre denuncia che i loro compagni sfollati da Unión Hidalgo sono pesantemente minacciati dai paramilitari che si stanno organizzando per appropriarsi dei loro appezzamenti.

I furti sono costanti nonostante la presenza della polizia, è evidente che il malgoverno ha pianificato questi atti criminali, dice la JBG. Abbiamo ragione di difendere le vite e l’integrità dei nostri compagni, ed aggiunge, rivolgendosi ai governi federale e statale: Voi siete i veri colpevoli e autori intellettuali dei crimini che subiscono le nostre basi di appoggio; siete i principali responsabili delle conseguenze di questi atti criminali di cui dovrete rispondere ed essere giudicati dalla storia del popolo del Messico.http://www.jornada.unam.mx/2012/10/02/politica/016n1pol

Comunicato della Giunta di Buon Governo

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CONVOCAZIONE MONDIALE PER GLI E LE ZAPATISTI/E DI COMANDANTE ABEL, UNION HIDALGO, SAN MARCOS AVILÉS, MOISÉS GANDHI E PER FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ

ECO MONDIALE IN APPOGGIO AGLI E ALLE ZAPATISTI/E

Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione

12 ottobre – 17 novembre

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Comandante Abel:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Unión Hidalgo:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di San Marcos Avilés:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Moisés Gandhi:

Alle nostre sorelle e ai nostri fratelli familiari e alleati di Francisco Sántiz López:

Alle nostre sorelle zapatiste e ai nostri fratelli zapatisti:

Ai Comitati della Parola Vera del Messico e del Mondo:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni della Otra Campaña:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni della Zezta Internazional:

Alle nostre compagne e ai nostri compagni aderenti alla Campagna Internazionale in Difesa del Barrio e ai nostri/e alleati/e di tutto il mondo:

Alla società civile del Messico e del mondo:

 

La presente è una convocazione urgente lanciata dal Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campaña, New York, per realizzare:

Seconda Tappa:

Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione

“Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e”

Sorelle e Fratelli:

A tutte le nostre compagne e a tutti i nostri compagni, saluti e abbracci affettuosi da parte del Movimento per la Giustizia del Barrio, La Otra Campaña, New York.

In risposta alla domanda globale di giustizia per le comunità zapatiste provocata dai recenti attacchi realizzati contro le basi d’appoggio zapatistas (BAZ) da parte del mal governo e dei suoi inviati di morte, è con ansia e grande dolore che vi scriviamo le seguenti parole perché le possiate ascoltare immediatamente:

I recenti atti di repressione contro le basi d’appoggio zapatiste delle comunità Comandante Abel, Unión Hidalgo e Moisés Gandhi, oltre al terrore prolungato e alle costanti minacce di sfollamento che si vivono nella comunità di San Marcos Avilés, sono stati allarmantemente violenti. Come conseguenza delle invasioni e delle violenze compiute dai gruppi armati che operano come paramilitari e intermediari del mal governo, “Paz y Justicia” e “Organizzazione Regionale di Cafeticultores di Ocosingo”, ci sono state popolazioni delle BAZ sfollate, distruzioni e furti di alimenti e di beni, e una sofferenza profonda.

Per questo, le nostre compagne e i nostri compagni delle Juntas de Buen Gobierno e le comunità stesse hanno fatto varie denunce e appelli perché si manifesti la solidarietà mondiale organizzando azioni contro il mal gobierno del Messico in tutti i suoi livelli.

Per questo, e siccome la minaccia di sfollamento forzato continua pendente sulla comunità di San Marcos Avilés, ci chiedono di aggregarci e di unire le nostre voci e mani per prevenire che si realizzi un’altra agressione contro i compagni e le compagne di San Marcos Avilés.

Se “los de arriba” (quelli che stanno in alto) pensano di poter continuare con la loro guerra e con la violenza contro le nostre sorelle e i nostri fratelli zapatiste/i senza nessuna conseguenza, si sbagliano. Questa volta i popoli degni del mondo avranno la parola.

Davanti alla crescente domanda globale di giustizia e per la fine delle aggressioni attuali e possibili, e con il proposito di continuare amplificando i risultati delle attività ancora in corso como parte della Prima Tappa: “Camminando la Parola Vera” della nostra campagna, che continuerà fino al giorno 11 ottobre, vi scriviamo per proporvi di unirci per realizzare una Seconda Tappa: “Dalla Verità all’ Azione, Fermando la Repressione.” Diversa dalla prima tappa, che ha come obiettivo sensibilizzare le nostre rispettive comunità sulla grave situazione delle nostre sorelle e dei nostri fratelli zapatiste/i di Comandante Abel, Unión Hidalgo, San Marcos Avilés, e Moisés Gandhi e sulla situazione del prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López, questa nuova tappa comprenderà un periodo d’azione e protesta diretta che si dovrà svolgere dal 12 ottobre al 17 novembre. Come si può immaginare, queste date sono state scelte per il loro significato storico, poiché sono riferimenti importanti nella storia delle lotte indigene di tutto il mondo: Día de la Resistencia Indígena e anniversario del Natalicio del Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN).

Se aderite a questa proposta avvisateci, per favore, il più presto possibile, inviandoci un messaggio al seguente indirizzo:

laotranuevayork@yahoo.com.

Invitiamo tutte/i a leggere la prima convocazione, diffusa il 25 luglio, così da poter essere a conoscenza dei risultati e delle tappe di questa campagna. La convocazione, nella sua totalità e insieme ad altro materiale, è disponibile al seguente enlace:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/1er-convocatoria/

SECONDA CONVOCAZIONE

“DALLA VERITÀ ALL’ AZIONE, FERMANDO LA REPRESSIONE”

Per prima cosa, a tutti coloro che danno luce e ossigeno a questa campagna mondiale che da più di un mese, insieme e uniti, stiamo portando avanti, diciamo grazie per condividere con noi questo cammino che stiamo percorrendo e quello che rimane da percorrere.

Dal suo inizio alla fine di luglio, quando si rese nota la prima convocazione, questa campagna internazionale “Eco Mondiale in Appoggio alle e agli Zapatiste/i” è stata un punto d’incontro per migliaia di persone di buon cuore che hanno raccolto l’appello delle e degli zapatiste/e.

Partendo da questo punto d’incontro, inoltre, si sono formate in vari paesi del mondo decine di cellule chiamate “Comitati della Parola Vera” per costruire reti di solidarietà e di sostegno e per sensibilizzare la coscienza dell’opinione pubblica sulla repressione che affrontano le comunità zapatiste e il prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López.

Nuovi “Comitati” continuano a formarsi ogni giorno per iniziativa di persone e gruppi di buon cuore.

Tutti noi congiuntamente abbiamo iniziato, utilizzando una frase del saggio Vecchio Antonio, a “camminare la parola vera” — organizzandoci nelle nostre rispettive città, ejidos, comunità, quartieri e paesi per seminare le parole delle basi d’appoggio zapatiste e di Francisco Sántiz López, come semi per far crescere una lotta in loro favore.

Ogni giorno si aggiungono sempre più persone, cercandosi e trovandosi nell’oscurità fatta di bugie e apatia che hanno costruito “los de arriba” (quelli che stanno in alto) per mantenerci divisi. Ci cerchiamo a tentoni in questa oscurità con la quale, giorno dopo giorno, ci trasciniamo. Come dicono i nostri antenati, le nostre parole collettive contengono l’imprescindibile della vita in questo pianeta: la memoria – che se detta e condivisa, diventa un fuoco.

Ricordiamo che questa oscurità nacque, come ha detto lo stesso EZLN, nella “lunga notte dei 500 anni,” e contemporaneamente la partorì. Mentre i sistemi economici, politici, culturali e sociali dei “l@s de arriba” continuano a porre le nostre vite e la vita della Madre Terra a rischio di estinzione completa, le resistenze dei “l@s de abajo” vanno costruendo altre uscite da questa oscurità.

Per prevenire che questo accada – che con le mani intrecciata usciamo da questa oscurità – “los de arriba” si dedicano a distruggere tutte le luci che accendono i popoli degni. Per questo dispiegano le loro strategie di violenza e distruzione, e ci attaccano, incarcerano, reprimono, aggrediscono, violano, derubano, silenziano e mentono.

Per questo “los de arriba”, da quando è cominciata questa notte, hanno avuto come principale bersaglio i popoli originari del mondo, perché questi hanno dato un grande apporto all’uscita dal buio.

Davanti alla minaccia di un’estinzione planetaria, è urgente mobilitarci per difendere questa e tutte le luci che brillano nel nostro cammino in costruzione verso un altro mondo possibile. E siccome la parola è stata ed è la prima forma di luce, è urgente per noi difendere le tre prime parole di tutte le lingue che, secondo quello che racconta il Vecchio Antonio, sono: “democrazia, libertà, giustizia.”

Non è casuale che queste parole non si incontino nei governi, carceri, scuole, mezzi di comunicazione di massa, o nelle altre istituzioni che servono i privilegi dei “los de arriba”. Ma non è casuale che sì si incontrino, in numerose e diverse maniere, nei popoli degni “de abajo”, soprattutto nei popoli indigeni del Messico e del mondo. Mentre “los de arriba” continuano ad attaccare e distruggere queste luci, noi continueremo a difendere e costruire più luci ancora, più uscite, più mondi.

Malgrado tutto quello che rende questa notte più oscura, “los de arriba” lo usino per mantenerla oscura, e lo usino per dividerci – in una parola: la bugia – noi portiamo nel cuore quello che fa che la luce illumini… Che è la verità.

Per difendere in modo concreto la luce delle e degli zapatiste/i, la cui lotta è stata sempre da e per i popoli indigeni e anche per quelle/i che non lo sono, un movimento indigeno esemplare, invitiamo tutte e tutti a sommarsi una volta ancora a questa campagna per realizzare la seconda tappa che consisterà in un mese di azioni dirette e strategiche.

Iniziando il 12 ottobre, Giorno della Resistenza Indigena, e proseguendo fino al Natalizio dell’EZLN, 17 novembre, vi invitiamo tutte e tutti a organizzare azioni – conformemente ai propri modi e capacità – nelle nostre respettive comunità e paesi per fare da eco all’appello delle comunità indigene zapatiste Comandante Abel, Unión Hidalgo, San Marcos Avilés e Moisés Gandhi, e al prigioniero politico indigeno zapatista Francisco Sántiz López.

Durante questi giorni d’azione, compagni e compagne, uniamoci, onoriamo, ricordiamo e appoggiamo tutti le comunità zapatiste e, soprattutto, le seguenti, perché in questo momento sono particolarmente in pericolo:

• Comandante Abel: Iniziata nei giorni 6 e 7 settembre e tutt’ora in corso, il gruppo paramilitare “Paz y Justicia” sta portando avanti un’invasione armata nel territorio zapatista dell’ejido Comandante Abel (BAZ). Come risultato dell’invasione, la comunità è stata violentemente sfollata e alcune persone che stavano cercando di fuggire dalla violenza sono scomparse. Molte delle persone fuggite si sono ammalate. La terra delle e degli zapatiste/i è ora occupata dagli aggressori che già vi stanno costruendo delle case per completare l’occupazione.

• Unión Hidalgo: Ugualmente, questa comunità zapatista è dovuta sfollare a causa delle aggressioni violente di “Paz y Justicia.” Utilizzando armi da fuoco, gli aggressori sono riusciti a occupare e a estendere la loro invasione in gran parte della terra della comunità. Anche qui, molti/e compagni/e si sono ammalati.

• Moisés Gandhi: Recentemente, durante l’intero mese di agosto, le basi d’apoggio zapatiste di questo ejido hanno sofferto violenti attacchi e minacce di sfollamento forzato da parte del gruppo “Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo”.

• Similmente, come spiegano i compagni e le compagne di San Marcos Avilésnel loro video-messaggio, disponibile in basso, loro hanno sofferto un’incubo costante a causa d’un gruppo d’attacco, braccio dei partiti locali, per aver costruito la loro scuola autonoma “Emiliano Zapata” nel 2010. Dallo sfollamento forzato all’aggressione sessuale, i e le compagni/e di San Marcos Avilés hanno subito molteplici forme di violenza e repressione per voler vivere degnamente e in libertà, da popolo indigeno quale sono.

Il video-messaggio già conta più di 33.000 visioni! È disponibile qui:

http://www.youtube.com/watch?v=rY-8CBt3Vkg

– Ugualmente, il compagno Francisco Sántiz López, base d’appoggio zapatista e indigeno Tzeltal, è detenuto da dicembre 2011 per dei crimini che non ha mai commesso. Il suo unico reato, come è stato ripetuto numerose volte, è di essere base d’appoggio zapatista. Per questo rimane in ostaggio dello Stato Messicano.

Si può vedere il video-messaggio delle e degli Zapatiste/e su Francisco Sántiz López, qui:

http://www.youtube.com/watch?v=NXuVyJ5YdfA&feature=plcp

Per quelli/e che vogliano conoscere gli antecedenti e i progressi di questa campagna, l’invito è di visitare il sitio web di San Marcos Avilés, che contiene anche informazioni sulla comunità Comandante Abel, qui:

https://sanmarcosaviles.wordpress.com/

Speriamo che i video e il sito web continuino a essere strumenti utili di questa lotta che già parla in 10 idiomi ed è presente in decine di paesi del mondo. Speriamo anche che questa lotta continui a crescere, che arrivi ad altri luoghi e ad altri popoli.

Infine, vi chiediamo, per favore, di farci sapere il prima possibile se volete aderire a questa nostra proposta e se parteciperete a questa seconda tappa, comunicandocelo al seguente indirizzo:

laotranuevayork@yahoo.com

Dal nostro cuore bruno e degno, da questo quartiere d’immigrati, vi mandiamo i nostri abbracci e saluti più affettuosi.

GIUSTIZIA E LIBERTÀ PER LE COMUNITÀ ZAPATISTE

E PER FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ!

¡QUE VIVAN L@S ZAPATISTAS!

¡QUE VIVAN LOS PUEBLOS INDÍGENAS!

Con amore e solidarietà,

Movimiento por Justicia del Barrio

La Otra Campaña, New York

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Testimonianza di un partecipante alla Carovana.

27 settembre 2012

La controinsurrezione in Chiapas, decine di famiglie zapatiste sfollatedi 

Gianfranco Bianchi

Noi che abbiamo combattuto sappiamo riconoscere il passo di ciò che si sta preparando e avvicinando. I segnali di guerra all’orizzonte sono chiari:  la guerra, come la paura, ha odore. E già ora si comincia a respirare il suo fetido odore nelle nostre terre. (Subcomandante Insurgente Marcos, dicembre 2007)

 Nell’anno in corso, il 2012, si continua a respirare giorno per giorno l’odore della guerra che, lo stato messicano, ha scatenato contro le comunità zapatiste.

La politica di controinsurrezione elaborata con l’aiuto del governo USA, dopo l’insurrezione armata dell’EZLN nel 1994 e precisata nel documento denominato “Piano per la Campagna Chiapas 94”, ha fornito la struttura per una nuova forma di guerra contro le popolazioni indigene ribelli.

Negli ultimi mesi, le Giunte del Buon Governo di Morelia e La Realidad hanno denunciato le aggresioni subite dalle Basi di Appoggio del EZLN da parte della ORCAO (Organización Regional Cafeticultores Altamirano Ocosingo) nell’ejido[1]Moises Gandhi e da parte di gruppi affiliati al PRI, al PRD e al PVEM (Partido Verde Ecologista Mexicano). Queste provocazioni si aggiungono a quelle ben note in tutto il territorio zapatista, come nel caso di San Marcos Avilés, assediata dai paramilitari e per questo al centro di una campagna di solidarietà internazionale.

Lo stato messicano è in guerra contro un nemico interno: l’EZLN, contro le comunità zapatiste in resistenza e soprattutto contro l’autonomia, la cultura e la vita dei popoli indigeni che non accettano di essere assimilati al modello di sviluppo capitalista.   Il messaggio che le Giunte del Buon Governo hanno lasciato nelle varie denunce è chiaro: il governo, attraverso menzogne, promesse di terra e finanziamenti, sta rianimando i gruppi paramilitari e armando altre organizzazioni, affinché questi alimentino l’ostilità e le aggressioni contro coloro che si oppongono all’omologazione neoliberista.  La strategia del governo contro la resistenza si sviluppa su due fronti: da una parte la “guerra di bassa intensità” impiegando le formazioni paramilitari così da evitare le ripercussioni internazionali che si avrebbero con l’impiego diretto dell’esercito e dall’altra, la cosiddetta linea morbida, con l’impiego massiccio di progetti assistenzialisti per calmare la fame, creare dipendenza e logorare la resistenza, concentrando i progetti nelle zone dove è più forte la lotta contro il governo.

L’8 settembre la Giunta del Buon Governo Nueva Semilla Que Va a Producir del Caracol V di Roberto Barrios ha denunciato la nuova invasione paramilitare nelle terre del nuovo villaggio Comandante Abel, del Municipio Autonomo La Dignidad, Municipio ufficiale di Sabanilla.   Il 12 settembre una nuova denuncia della stessa Giunta sottolineava la gravità della situazione: 70 donne e bambini sfollati dal nuovo Villaggio Comandante Abel e 14 persone scomparse nella vicina comunità di Union Hidalgo.

Gli antefatti

Il nuovo villaggio Comandante Abel si trova in zona oindigena di lingua ch’ol, nelle terre recuperate dall’EZLN nel 1994.

Fino a maggio di quest’anno la popolazione si trovava nella comunità di San Patricio che fin dagli anni 90 ha vissuto resistendo ai persistenti attacchi paramilitari.

Esattamente un anno fa, il 6 settembre 2011, quelle terre furone invase dai paramilitari provenienti dalla vicina comunità di Ostilucum, causando lo sfollamento della popolazione, fame e malattie.   La comunità riuscì a tornare ma ormai si trovava derubata dei raccolti che i paramilitari si erano portati via e per questo dovette dipendere dagli aiuti alimentari organizzati dalla Giunta del Buon Governo della Zona Nord.    Nel frattempo sono continuate le  minacce di una nuova invasione e di un massacro, così che, nel mese di maggio, le famiglie base di appoggio del EZLN hanno preso la decisione di ricostruire la comunità nel vicino predio “La Lampara”, mostrando nei fatti la volontà degli zapatisti di cercare forme pacifiche di risolvere conflitti, con coloro che essi definiscono fratelli ingannati dal  malgoverno.    Nonostante questa, ovviamente sofferta, decisione le minacce sono continuate e il 6 di settembre i paramilitari della località di Union Hidalgo hanno invaso le terre del nuovo villaggio Comandante Abel, sparando contro gli zapatisti e provocando la fuga forzata, verso la montagna, dei bambini e della maggioranza delle donne che non riuscivano a sopportare la situazione, mentre gli uomini e alcune donne rimanevano sul luogo, per difendere la comunità.

Una carovana di Solidarietà e Documentazione

Per rompere l’accerchiamento, mostrare solidarietà e documentare le violazioni ai diritti umani si è organizzata una carovana di Solidarietà e Documentazione a Comandante Abel.    La carovana, organizzata da Organismi dei Diritti Umani, osservatori internazionali, da compagni impegnati nel movimento e nella comunicazione indipendente, è partita da San Cristobal de Las Casas, Chiapas il 18 settembre del 2012. Ha visitato tre comunità: quella assediata – Comandante Abel -, la comunità autonoma di San Marcos e la comunità Zaquitel Ojo de Agua.    Nelle ultime due comunità i partecipanti alla carovana hanno potuto intervistare le donne sfollate di Comandante Abel e gli sfollati di Union Hidalgo.

Testimonianza delle donne sfollate nella Comunità San Marcos

Alla fine della lunga valle che da Sabanilla si estende verso lo stato di Tabasco, si trova la comunità di San Marcos.   La comunità si trova in posizione gradevole, a fianco del fiume Sabanilla che si attraversa passando per un ponte sospeso.   La comunità, ha dimostrato la sua solidarietà nei confronti degli sfollati di Comandante Abel, ospitandoli nella scuola del villaggio e condividendo il loro scarso mais e il cibo.

Le donne e le autorità della comunità hanno ricevuto i carovanieri e quattro donne e due membri della Giunta del Buon Governo hanno dato la loro testimonianza.   Lucia ed Elvira hanno raccontato di quell’8 settembre quando, per la paura e la percezione di non essere in grado di proteggere la vita dei propri bambini, sono fuggite per la montagna, passando per precipizi, dormendo sotto le liane, correndo verso San Marcos, l’unico luogo che sentivano sicuro, in una zona percorsa dai paramilitari di Paz y Justicia già dagli anni 90, da soldati e elementi corrotti della Pubblica Sicurezza.

Nello stato di timore e confusione in cui si trovavano, alcune si sono perdute.  “Arrivate qui eravamo intorpidite dalla paura e non sentivamo i nostri corpi, sentivo che una tigre mi seguiva.  Ci siamo perdute, eravamo spaventate, mi sembrava di non essere più in questo mondo” racconta Lucia.

Un compagno della Giunta spiega: “Le compagne non sopportavano più le sofferenze.   Ma gli zapatisti non piangono.  Torneremo a lavorare per resistere e vivere”.

Quando le donne sono arrivate a San Marcos ne mancavano due con i loro piccoli.   Subito si sono organizzate le ricerche con il timore che fossero state sequestrate dai paramilitari.  Il giorno 11, quattro giorni dopo la fuga dal villaggio, i compagni e le compagne che cercavano gli scomparsi, hanno sentito il pianto di un bambino scoprendo così il loro nascondiglio.  Erano tremanti di freddo e all’estremo per la fame e la stanchezza.   “Abbiamo dato loro pozòl[2], caricati sulle spalle i bambini e siamo ritornati tutti a San Marcos”.

Carmen e Jessica sono i nomi delle due donne che si erano perdute:  “Avevamo molta paura quando siamo fuggite.  Abbiamo faticato ad attraversare il fiume, siamo rimaste indietro e non siamo state in grado di seguire il percorso delle altre.   Abbiamo proseguito ma per la paura di incontrare i paramilitari, ci siamo nascoste sotto una pietra, una specie di caverna.   Lì ci siamo nascoste la prima notte. I giorni seguenti ci siamo fatte largo nel monte cercando di orientarci ma ci siamo perdute.  Abbiamo mangiato erba momo e arance per calmare la fame.   Per la paura di essere individuate dai paramilitari scendevamo al fiume per gettare le bucce”.    Jessica guarda intensamente il suo piccolo che piange perché respinge il seno della mamma.   “La paura mi ha asciugato il seno” – dice – “Mia figlia ha la febbre e non le passa”.

Gli sfollati di Union Hidalgo

Il giorno seguente la carovana ha visitato la Comunità Zaquitel Ojo de Agua, accessibile solo camminando per 3 ore verso la cima del monte che abbraccia la valle Sabanilla.   Si trova in una bella posizione tra monti, grandi alberi chiamati “ceibas” e torrenti.   Come a San Marcos, tra le famiglie di Zaquitel Ojo de Agua, c’è una grande solidarietà.   Da Union Hidalgo si sapeva che c’erano 10 scomparsi e si temeva per la loro vita e, come a San Marcos, gli scomparsi sono stati ritrovati dopo 3 notti, dopo aver affrontato le forti piogge stagionali d’alta montagna.

Jaime e Auxiliadora raccontano delle minacce subite dai paramilitari di Union Hidalgo.   “Giorno e notte, con altoparlanti ci gridavano che avrebbero mangiato le nostre  carni.  Dicevano che siamo fuori dalla legge e che non abbiamo diritti e non possiamo ricorrere alla giustizia.   Ci trattano  come animali”.   Il racconto è la dimostrazione della strategia psicologica del governo, ancora in vigore in Chiapas, di disumanizzare gli oppositori e legittimare gli attacchi nei loro confronti.

Narrano che le minacce sono cominciate nell’anno 2000, quando le famiglie zapatiste rifiutavano, come tuttora,  i programmi assistenzialistici.  Le minacce venivano dai dirigenti del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) della comunità, collegato con il gruppo paramilitare Paz y Justicia.   Nel 2003 hanno saccheggiato il negozietto collettivo delle donne zapatiste.   Armati di bastoni, machete e pietre colpirono una nostra compagna alla testa con una pietra.   Quella volta ci rubarono tutta la merce, le tavole e la lamina del negozietto e  anche 1800 chili di mais”.    Lo sguardo di Auxiliadora mostra indignazione e fermezza.   “Un anno fa le minacce sono peggiorate” racconta.  “Con gli altoparlanti ci dicevano che, se non fossero riusciti a impossessarsi delle terre di Comandante Abel, avremmo subìto noi le conseguenze e ci avrebbero massacrato”.   Jaime e Auxiliadora raccontano che hanno temuto per la loro vita e, insieme ad altre, hanno lasciato il villaggio, lasciando 10 compagni nella comunità, a difendere semenze, animali e casa che sono garanzia di sopravvivienza. “Ci siamo incamminate per la montagna senza una meta precisa – spiegano – finché al terzo giorno abbiamo incontrato le famiglie di Zaquitel Ojo de Agua.   Non sapevamo dove andare.   Abbiamo raccontato loro delle minacce e ci hanno accolto”.   Ora sono alloggiati nella scuola della comunità ma alcuni bambini si sono ammalati per la pioggia e il freddo.

La resistenza nel Nuovo Villaggio Comandante Abel

Nel nuovo villaggio Comandante Abel, 22 compagni e 5 compagne, rimasti a difendere il villaggio, ricevono la carovana in una casa che mostra i segni delle pallottole.  I fori dei proiettili sono la testimonianza della furiosa sparatoria dell’8 settembre, quando, 150 aggressori, guidati da leader paramilitari, hanno tentato di fare un strage tra le famiglie zapatiste del villaggio.    I paramilitari hanno occupato la terra recuperata che si trova dall’altra parte del fiume, prendendosi quella già seminata.  Stanno costruendo case e, nella notte, si avvertono i loro movimenti con armi.   A neanche 400 metri dal villaggio, alcuni elementi della Pubblica Sicurezza, dal 16 settembre, hanno occupato quella che era la scuola autonoma zapatista.  Raccontano che il 18 settembre, da quella postazione di polizia, sono partiti due spari in direzione degli zapatisti.

I viveri stanno per esaurirsi e non è possibile né seminare, né raccogliere legna per il forte rischio di essere attaccati.

Gli aggressori sono ben conosciuti dai compagni.   Sono dirigenti politici del malgoverno di Union Hidalgo. Questi ultimi non agiscono autonomamente. I compagni zapatisti raccontano: “Il 4 settembre sono venuti qui il segretario del governo del Chiapas Noé Castañon accompagnato da due alti funzionari del malgoverno e da membri della pubblica sicurezza statale.  Si sono riuniti con i paramilitari per dir loro che quelle terre erano loro”.   Due giorni dopo si è scatenato l’attacco contro le basi di appoggio del EZLN.

Le Basi di Appoggio Zapatiste non si arrendono

Nonostante le sofferenze provocate da questo attacco del malgoverno nella regione, le donne e gli uomini zapatisti che parlano ai partecipanti alla carovana, danno mostra di essere  più convinti che mai nella loro lotta e resistenza. La richiesta è l’immediato ritiro dei paramilitari.

Non ci sono dubbi sul far ricadere tutta la responsabilità sul governo messicano. “Non vogliamo scontrarci con coloro che appartengono alla nostra stessa razza indigena anche se appartengono ad altri partiti e si sono venduti al mal governo” spiegano i compagni che resistono nel nuovo villaggio Comandante Abel.

Le donne sfollate a San Marcos dicono a voce alta: “Non ci arrendiamo, non ci lasceremo convincere da progetti  come Oportunidades o Procampo[3]  con i quali il malgoverno cerca di tappare i nostri occhi e comprare le nostre coscienze”.   “Il denaro lo produciamo con il niostro sudore e anche se dobbiamo curare i nostri bambini piccoli sappiamo allevare polli e oche, sappiamo lavorare il mais come gli uomini.   Per quanto non mangiamo come mangiano quelli del governo, chiediamo di poter vivere nelle nostre case e che il governo ritiri i suoi paramilitari”.  Un’altra compagna dichiara ”Resisteremo finché dio ci conserva in vita.  Vogliamo insegnare ai nostri figli come si deve vivere”.

Le BAEZLN di Comandante Abel ricevono la caravana in  una casa e danno la loro testimonianza.

Parte del terreno invaso dai paramilitari in Comandante Abel

In questa scuola stanno  dormendo le 73 persone sfollate dal nuovo villaggio Comandante Abel

Le donne ribelli zapatiste sfollate da Union Hidalgo

Gli sfollati di Unión Hidalgo danno la loro testimonianza nella stessa scuola dove sono alloggiati


[1] L’ejido è una forma di proprietà comunitaria della terra, tuttora riconosciuta dalla Costrituzione messicana, dai tempi della rivoluzione di Zapata e Villa, nei primi anni del secolo scorso.  La terra viene pure lavorata collettivamente.

[2] Pozòl: bevanda, a base di mais spesso fermentata,  in uso in tutto il Messico.

[3] Oportunidades, Procampo fanno parte della strategia del governo per ridurre l’appoggio indigeno all’EZLN.  Il governo offre appoggi in denaro e prestiti ai campesinos indigeni a condizione che non appoggino l’EZLN ed entrino nelle organizzazioni politiche governative

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Grave la situazione degli sfollati

26 settembre 2012 Comitato Chiapas «Maribel» Bergamo

La Jornada – Mercoledì 26 settembre 2012

Decine di indigeni chiapanechi in fuga dalle aggressioni paramilitari

A colpi d’arma da fuoco hanno obbligato simpatizzanti dell’EZLN a rifugiarsi in altri villaggi

Hermann Bellinghausen

Circa un centinaio di indigeni, basi di appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) delle comunità Comandante Abel e Unión Hidalgo, municipio autonomo La Dignidad, Chiapas, si sono rifugiati in altri villaggi. La situazione è giudicata grave dal Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba).

Come denunciato dalla giunta di buon governo (JBG) Roberto Barrios, lo scorso 8 settembre, 73 persone di Comandante Abel sono state cacciate a colpi d’arma da fuoco da un gruppo paramilitare, legato a quello che si conosceva come Desarrollo, Paz y Justicia e col PRI. Dal 6 al 19 settembre, gli aggressori da 55 sono diventati 150 ed hanno costruito un accampamento a 500 metri dalla comunità. Altre famiglie zapatiste sono state costrette ad abbandonare Unión Hidalgo, a Sabanilla.

Una brigata di osservazione, formata da organizzazioni civili e collettivi dell’Altra Campagna, ha visitato la zona per incontrare gli sfollati ed ha diffuso un approfondito rapporto. Sono stati rilevati diversi colpi di pallottola contro la scuola autonoma ed i negozi cooperativi, e la realizzazione di trincee a 200 metri dal villaggio. Secondo gli stessi profughi, con armi AR-15 gli aggressori dalla trincea puntavano le armi contro il villaggio.

Due giorni prima di iniziare gli attacchi, i paramilitari si erano riuniti a San Patricio con i funzionari Eduardo Montoya, Maximiliano Narváez e Noé Castañón León, quest’ultimo segretario di Governo, ed agenti di Pubblica Sicurezza, si indicane nel rapporto. Poi sarebbero arrivati individui armati e con divise militari. Nella comunità restano meno di 30 abitanti. La metà dei 147 ettari del villaggio è occupata dagli invasori. Alcune donne sono scappate verso il fiume. I bambini sono corsi nella montagna senza sapere come uscirne; gli spari erano molto vicini e ci sfioravano, colpivano i muri della casa, hanno raccontato le donne. Una donna racconta: ero in negozio quando improvvisamente si sono sentiti gli spari e le compagne sono scappate dal negozio. Tre giorni senza mangiare né bere. Un’altra racconta: le compagne si sono nascoste sotto i massi e sotto i tronchi; due compagne erano scomparse ma tre giorni dopo si sono presentate a San Marcos.

Dal giorno 16, all’entrata si trova un posto di controllo della Pubblica Sicurezza Statale che sembra proprio proteggere gli invasori. Il giorno 18, i poliziotti hanno sparato.

I paramilitari hanno occupato la clinica autonoma. Vogliono cacciare le basi di appoggio; molti campi di mais sono invasi. Gli animali si stanno disperdendo, i paramilitari tagliano i recinti e distruggono i raccolti. Accusano il governo: È la sua maniera di fare la guerra e logorarci per farci arrendere. Non abbandoniamo la nostra lotta e non ci arrendiamo.

Nella comunità autonoma San Marcos, gli osservatori hanno trovato gli sfollati di Comandante Abel in condizioni precarie. Quattro donne sono incinta e c’è il timore di aborti spontanei. Una delle donne scomparse dopo l’attacco, riferisce: le pallottole ci inseguivano e quando siamo arrivate qui stavamo davvero male. Non abbiamo preso il sentiero, ma siamo passate per il burrone. Dietro di me ho avvertito la presenza di un animale, ho avuto paura e mi sono persa, pensavo di morire. Ora sono assistite dai promotori di salute e dalle levatrici di San Marcos.

A Zaquitel Ojo de Agua sono sfollate altre 12 persone di Unión Hidalgo, dove rimangono alcuni ragazzi per prendersi cura di polli, maiali e tacchini, senza poter uscire. Sono minacciati da elementi del PRI chi si nascondono per sparargli addosso. Attraverso un megafono i paramilitari annunciano, “giorno e notte, che ci ‘mangeranno’, perché siamo su un’altra linea, fuori dalla giustizia e dalle leggi”, hanno raccontato. Se i paramilitari non riusciranno a prendere la comunità Comandante Abel, dicono che ci massacreranno. Membri della JBG a loro volta hanno dichiarato: Il governo compra le persone, poi li convince a toglierci la terra.http://www.jornada.unam.mx/2012/09/26/politica/023n1pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

 

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“Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e:
Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e
Francisco Sántiz López”
https://sanmarcosaviles.wordpress.com/

CASSETTA DEGLI ATTREZZI ORGANIZZATIVA

Compagne e compagni:

Molti abbracci da parte degli e delle immigrati/e messicani/e del Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campaña, New York. Speriamo che stiate tutti/e molto bene e in buona salute. Ci piacerebbe condividere con voi questo breve elenco informativo sulla campagna “Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López.”

Come nel caso di qualsiasi altra campagna organizzativa, questa è una meravigliosa opportunità per continuare a costruire, tanto a livello locale che a livello globale. La degna lotta degli e delle Zapatisti/e, in questa occasione e dalla sua nascita, ci ispira a lottare, crescere e liberarci, nei nostri rispettivi angoli del mondo. Per questa ragione molti Comitati della Parola Vera, nelle loro rispettive comunità, stanno consolidando le loro basi e intrecciando le loro lotte locali con quella dei nostri fratelli e delle nostre sorelle zapatisti/e. Ad esempio, durante gli eventi e le attività che realizzano nel contesto della nostra comune campagna, molti/e compagni/e ottengono che molti altri/e compagni/e si uniscano a questa lotta per la giustizia. Tutto ciò è veramente un qualcosa che ha un grande valore ed è molto in sintonia con lo spirito dello zapatismo. Quindi, incoraggiamo tutti e tutte affinché continuino a crescere in questo modo, lentamente e dal basso, perché è questo il modo con il quale otterremo quello che meritiamo: un mondo nuovo, giusto e degno.

Per arricchire la nostra campagna e promuovere la sua diffusione, abbiamo compilato una “cassetta degli attrezzi organizzativa” che contiene vari strumenti utili per i nostri eventi, attività e azioni. Questa “cassetta” contiene materiali scaricabili in diversi idiomi, e include fogli informativi, foto, locandine, il logotipo della campagna in 10 lingue e la Dichiarazione Mondiale giunta dalla Gran Bretagna.

Pensata per facilitare le nostre attività organizzative in questa campagna, la cassetta degli attrezzi è già disponibile nell’enlace qui in basso per l’uso dei compagni e delle compagne che vogliono partecipare alla campagna, soprattutto con scopi informativi e organizzativi:

Caja de Herramientas

Tutti i materiali sono stati già usati in attività organizzate da comitati, organizzazioni e singole persone di tanti paesi del mondo. Magari questa “cassetta degli attrezzi organizzativa” possa continuare a essere utile per tutti/e!
Se volete maggiori informazioni, immagini o idee per il vostro comitato o la vostra attività in appoggio di San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López, dovreste dare un’occhiata a questa pagina del nostro sito web. Vi incontrerete contenuti e notizie in 10 lingue, oltre alla “cassetta.”

Ugualmente, se avete da fare dei suggerimenti, per favore scriveteci una mail all’indirizzo in basso. Vi invitiamo a collaborare con noi per continuare a riempire la cassetta e ampliarne il contenuto. Si possono sempre aggiungere nuovi strumenti, soprattutto nuove traduzioni.

Infine, abbiamo il video-messaggio di San Marcos Avilés in formato di alta-definizione per i comitati o le persone che vogliono organizzare una mostra di film. Fateci sapere se ne volete una copia.

Per favore, scriveteci, su questo e su tutti gli altri punti menzionati, all’indirizzo:

laotranuevayork@yahoo.com

Molte grazie, compas. Speriamo che questo piccolo sommario possa essere utile per arricchire le nostre rispettive attività e, quindi, la nostra campagna comune.

Con amore e solidarietà,

Movimiento por Justicia del Barrio
La Otra Campaña Nueva YorK

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Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e:
Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López”

https://sanmarcosaviles.wordpress.com

TEMPO DI RESISTENZA E SOLIDARIETÀ”:

NELLA SUA NUOVA LETTERA GUSTAVO ESTEVA APPOGGIA SAN MARCOS AVILÉS E FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ

“È urgente mostrarci a fianco dei compagni di San Marcos Avilés. La minaccia è immediata. Noi Comitati della Parola Vera dobbiamo essere presenti, in qualsiasi forma che sia alla nostra portata, affinché sia visibile la forza della nostra solidarietà.”

Gustavo Esteva

Compagne e compagni:

Da Oaxaca, Messico, e nel contesto della prima tappa della campagna “Eco Mondiale inAppoggio agli e alle Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López”, l’intellettuale e attivista messicano Gustavo Esteva ci manda una riflessione critica e a tratti poetica nella quale sviluppa le ragioni per cui ci esorta a manifestare con urgenza il nostro appoggio e la nostra solidarietà con la resistenza zapatista. Nella sua emozionante missiva, intitolata “TEMPO DI RESISTENZA E SOLIDARIETÀ”, che include anche parole profonde degli stessi/e zapatisti/e, il compagno Gustavo dà voce a quello che sappiamo per intuizione. La resistenza degna degli e delleZapatisti/e non è un qualcosa di isolato o lontano, come spiega Gustavo, ma un movimento di popoli degni che ci unisce e concerne tutti e tutte. Per cui, dobbiamo difenderlo, dobbiamo difenderci.

Qui, con molto orgoglio, condividiamo questa bella lettera nella sua totalità.

TEMPO DI RESISTENZA E SOLIDARIETÀ
Gustavo Esteva

“Lottare insieme, non importa di che colore siamo, quello che importa è quello che c’è nei nostri cuori”, ci hanno detto alla Junta de Buen Gobierno, da qualche parte del sud est messicano, questo mese di settembre 2012, mentre continua a camminare la parola vera per il compagno Francisco SántizLópez e per i compagni di San Marcos Avilés.

Lottare insieme, perché solo così potremo far fronte a chi sta facendo tutto il possibile per impedire le nostre iniziative, la nostra sussistenza, la nostra organizzazione, la nostra autonomia.

Più di dieci anni fa i compagni zapatisti ce lo dissero con chiarezza, ma sembra che non fossimo in grado di ascoltarli. Allora non si vedeva ancora con la facilità con cui si vede ora che è in corso la Quarta Guerra Mondiale. Non è una guerra tra paesi. È una guerra di “los de arriba”(quelli che stanno in alto) contro “los de abajo”(quelli che stanno in basso). Perché noi, “los de abajo”, ci stiamo sollevando, perché abbiamo detto Basta! dal primo gennaio 1994, quando ci svegliò l’insurrezione zapatista. Perché non siamo più disposti a lasciar distruggere la Madre Terra e a sopportare che continuino ad assassinarci e incarcerarci. Perché ci siamo organizzati e stiamo costruendo alternative. Per questo e per molti altri motivi è stata sferrata una guerra continua contro di noi, verso l’esterno e verso l’interno, e diventa sempre più difficile vivere. Si vuole tramutare il mondo intero in una prigione. Il mercato si è già adeguato alla nuova situazione. Ormai opera all’interno di uno scenario di guerra e quota tutto in borsa, perfino l’incertezza. Ma la gente no si adegua. E resistiamo.

“La resistenza non è solo una parola” ci hanno detto alla Junta. “Prima pensavamo che fosse facile, pensavamo che si trattasse solo di tenere duro. Ora sappiamo che è l’unico cammino, un cammino per dimostrare che non solo con il denaro si fa la vita, è la resistenza quello con cui lavoriamo e viviamo. Nelle nostre comunità non la chiamiamo neanche più resistenza, perché ormai ci siamo abituati. Dove sì vediamo resistenza è dove il mal governo ci colpisce, dove avvengono gli attacchi dei paramilitari, lì sì che vediamo la resistenza perché bisogna difendere ciò che è nostro, perché se allentiamo anche di poco la resistenza diamo spazio al mal governo per toglierci quello che abbiamo, e noi non andiamo a buttar via quello che abbiamo costruito. Sappiamo che a qualcuno non piace che noi ci organizziamo e per questo succedono molte cose, ci attaccano, ma non c’è modo, tutti noi continuiamo lì, sicuri e contenti, perché se anche ci succede qualcosa dopo di noi vengono altri compagni. Al di là di tutto questo, dove vediamo che stiamo passando la vita tranquilli con i nostri fratelli, è lì che vediamo la resistenza. La resistenza è il luogo dove facciamo quello che vogliamo senza chiedere il permesso a nessuno, per questo diciamo che ci sono molte resistenze. Noi non abbiamo un orario per la resistenza ne un tempo definito. Noi non abbiamo fine, siamo sicuri che non lasceremo perdere neanche se ci uccidono, perché sappiamo che la nostra parola continua.”

“Stiamo dicendo che sono molti quelli come noi, ma nessuno ci insegna cosa dobbiamo fare, e che la cosa più importante è essere uniti, il modo migliore per riuscire a costruire un mondo che contenga molti mondi è l’unità, essere e volere tutti insieme, anche essendo diversi. Ci piace molto sapere delle lotte di altri paesi. Per lottare dobbiamo essere chiari e disposti, quindi, non solo al carcere ma anche alla morte. Perché se è questo ciò che vogliamo, noi continuiamo in questo modo. Solo così è possibile, non c’è altro cammino.”

Tanto Francisco Sántiz López come San Marcos Avilés sono fronti di battaglia di questa grande guerra che si intensifica tutti i giorni contro le comunità zapatiste perché la loro resistenza cammina, perché tutti i giorni loro si affermano nella loro autonomia, consolidano i loro risultati e li portano sempre più lontano. Il mal governo si accorge di come cresce la resistenza zapatista, di come si estendono le loro proprie forme di apprendere e le loro forme di giustizia e le loro forme di curare e tutte le loro forme di vivere, e , malgrado tutto quello che stanno facendo contro di loro, di come la nuova realtà sociale, basata su una forma di esistenza diversa, vada contagiando e si affermi. Gli attacchi non si dirigono contro la debolezza, contro quello che è triste o morto. Si dirigono verso quello che fiorisce, che è vigoroso, che è fonte d’ispirazione e serve d’esempio.

Si potrebbe pensare che questi attacchi siano molto lontani, avvengono laggiù, in un piccolo villaggio degli Altos de Chiapas, dove si pensa che nessuno vedrà quest’orrore annunciato contro chi vuole solamente continuare a vivere a modo suo, con le proprie costruzioni autonome, sviluppando le attività con le quali i loro bambini possano apprendere a partecipare. Ma dice bene Sántiz, dal suo carcere: “Se sto qui, sto là; se sto là, sto qui”.

I demoni sono sciolti. La guerra va da tutte le parti. E da tutte le parti va anche la solidarietà, la decisione di stare uniti in questa lotta comune che ormai non rispetta nessun territorio. È diversa in ogni luogo. Ma ovunque si riproduce lo stesso fenomeno: la gente afferma la sua dignità e dice Basta! e prende la sua strada, e dall’alto arriva una risposta d’intimidazione, d’aggressione, di corruzione, di guerra continua…

È urgente mostrarci a fianco dei compagni di San Marcos Avilés. La minaccia è immediata. Noi Comitati della Parola Vera dobbiamo essere presenti, in qualsiasi forma che sia alla nostra portata, affinché sia visibile la forza della nostra solidarietà.

È tempo di resistenza. E resistere è questa lotta in comune, insieme, nell’abbraccio solidario.

Gustavo Esteva

San Pablo Etla, settembre 2012

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Raul Zibechi si somma alla campagna “Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántis López”
 
Compagne e compagni:
Un’altra nuova lettera in appoggio ai nostri fratelli e alle nostre sorelle zapatisti/e, che fa parte delle azioni informative globali che sono parte strategica della prima tappa della campagna “Eco Mondiale in Appoggio agli e alle Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López.” Questa volta la parola solidale ci arriva dalla terra uruguaiana attraverso la penna del pensatore-attivista Raúl Zibechi. Come le anteriori, anche questa lettera è piena di verità, rabbia e dignità. Il compagno Raúl ci riassume che la vera meta della guerra contro le comunità Zapatiste da parte di quelli che stanno in alto (“los de arriba”) è “sconfiggere un sogno fatto carne, come quello che vediamo nella Junta de Buen Gobierno di Oventic, e in tanti altri luoghi.”
Quel sogno è nostro.
Lettera di Raúl Zibechi:
Quelli che stanno in alto (“los de arriba”) hanno dichiarato guerra alle comunità zapatiste, guerra che in questi giorni si accanisce contro la comunità in resistenza di San Marcos Avilés e contro il prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López.
I dati che ci hanno fatto arrivare i compagni e le compagne del Movimiento por Justicia del Barrio ci mostrano il carattere di questa offensiva: diretta a distruggere le resistenze mentre il capitale sta scaricando fame e miseria contro quelli che sono in basso (“los de abajo”) per aumentare e proteggere i suoi giganteschi profitti. Per farlo, deve cancellare dalla faccia della terra ogni ostacolo, ogni tipo di resistenza, così da poter approfondire la capitalizzazione.
Quello che i mezzi di comunicazione e gli “specialisti” chiamano crisi, è in realtà una parte di quest’offensiva per togliere di mezzo i popoli e le persone che resistono. Quelli che stanno in alto non sono in crisi. Siamo noi, le nostre strategie per sopravvivere e cambiare il mondo che sono in crisi dopo decadi in cui siamo stati anestetizzati con illusioni elettorali che hanno diffuso l’idea che sia possibile costruire un Altro Mondo senza lottare, senza affrontare l’odio e i crimini di quelli che sono in alto.
Non è un caso che reprimano le comunità zapatiste. Queste hanno mostrato a milioni di persone, in tutto il mondo, un cammino di resistenza e di costruzione che si sta moltiplicando fin nei luoghi più remoti. Per quelli che stanno in alto, distruggere il movimento zapatista sarebbe una doppia vittoria: contro i popoli e le comunità del Chiapas e contro tutti/e quelli/e che nel mondo ci ispiriamo al loro esempio. Sarebbe distruggere un sogno fatto carne, come quello che vediamo nella Junta de Buen Gobierno di Oventic, e in tanti altri luoghi.
Per questo, la solidarietà con San Marcos Avilés e con Francisco Sántiz López, è tanto imprescindibile quanto urgente.
Raúl Zibechi

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ECO MONDIALE PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTÀ DI SAN MARCOS AVILÉS E FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ: DICHIARAZIONE IN APPOGGIO AGLI E ALLE ZAPATISTI/E DEL CHIAPAS, MESSICO
Noi della Red de Solidaridad Zapatista del Reino Unido proponiamo che tutti/e quanti, dalle nostre rispettive comunità, da tutti gli angoli del mondo, si aderisca a una dichiarazione comune. Per questo, vi invitiamo a firmare questa dichiarazione mondiale in sostegno della degna lotta della base d’appoggio zapatista di San Marcos Avilés e del prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López. Questa dichiarazione sta circolando in associazione alla campagna Eco Mondiale in Apoggio agli e alle Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Sántiz López, convocata dall’Otra Campaña Nueva York.

L’idea è che questa dichiarazione, e tutte le firme, siano presentate pubblicamente durante la seconda tappa della campagna, a settembre 2012.

Vi chiediamo d’inviare le vostre firme d’appoggio, insieme al nome del vostro gruppo, organizzazione o collettivo, e al nome della vostra città e del vostro paese, a
prima del 20 settembre 2012. Dopo questa data, vi chiederemo di unirvi a noi per diffondere in maniera attiva la dichiarazione firmata, facendola arrivare in tutte le parti del mondo, e in particolare ai mezzi di comunicazione locale, nazionale e internazionale, e alle Ambasciate, Consolati e uffici locali del governo del Messico, per chiedere la fine immediata della repressione nei confronti dei nostri e delle nostre compagni/e zapatisti/e.
Per verdere il videomessaggio inviato da San Marcos Avilés:
Per informazioni su San Marcos Avilés:
ECO MONDIALE PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTÀ DI SAN MARCOS AVILÉS E FRANCISCO SÁNTIZ LÓPEZ: DICHIARAZIONE IN APPOGGIO AGLI E ALLE ZAPATISTI/E DEL CHIAPAS, MESSICO:
Stiamo assistendo con profonda preoccupazione e chiediamo la fine immediata dei prolungati atti di aggressione e intimidazione e degli abusi nei confronti dei diritti umani che si stanno commettendo contro le/gli integranti delle basi d’appoggio zapatiste della comunidà di San Marcos Avilés, municipio di Chilón, Chiapas, Messico. Chiediamo anche la liberazione immediata del prigioniero politico zapatista Francisco Sántiz López che, dal dicembre 2011, è in carcere a causa di un evidente abuso giudizario.
Rispondendo alle numerose denuncie e appelli fatti dalla Junta de Buen Gobierno Zapatista di Oventic e dalla comunità di San Marcos Avilés, con la presente rendiamo pubblica la nostra solidarietà con i nostri/e fratelli e sorelle del Chiapas e con Francisco Sántiz López.
Siamo al corrente delle nuove e gravi minacce proferite in questi ultimi giorni contro la comunità di San Marcos Avilés dai rappresentanti regionali dei partiti politici. Tra le più preoccupanti, le sfacciate minacce di sfollamento forzato e di violenza fisica, con il conseguente clima di ostilità che queste comportano. Riteniamo molto grave questa nuova condannabile aggressività, soprattutto ricordando i fatti avvenuti a settembre 2010, quando aderenti dei partiti PVEM, PRI e PRD, capeggiati da Lorenzo Ruiz Gómez e Vicente Ruiz López, attaccarono le basi d’appoggio zapatiste, sfollando forzatamente 170 persone e distruggendo le loro coltivazioni di mais e le loro proprietà.
In relazione al caso di Francisco Sántiz López, base d’appoggio zapatista del ejido Banavil, Tenejapa, che è stato incarcerato a dicembre 2011 con la falsa accusa di aver diretto uno scontro a Banavil, riteniamo valida la prova raccolta dal Centro di Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas e supportata da vari testimoni, dalla quale risulta che lui non era presente nel luogo dove si sono svolti i fatti del 4 dicembre 2011. La sua ingiusta detenzione e il diniego da parte delle autorità locali di esaminare questa prova, per noi indicano una volta ancora che il sistema giuridico in Chiapas, nei fatti, viene usato come uno strumento politico per reprimere le persone che lottano per la giustizia.
Riguardo ai recenti avvenimenti di San Marcos Avilés, chiediamo:
  • Che cessino immediatamente tutte le minacce di morte, l’ostigamento verbale e fisico e le minacce contro le proprietà e il benessere delle basi d’appoggio zapatiste da parte di membri dei partiti politici nei confronti del ejido San Marcos Avilés;
  • Che si protegga la vita e la sicurezza delle basi d’appoggio zapatiste di San Marcos Avilés;
  • Che si rispetti il loro innegabile diritto all’autonomia in quanto popolazioni indigene, diritto che è stato riconosciuto a livello internazionale dalla convenzione No.169 della ILO (OIT) e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, entrambe firmate dal governo del Messico.
Rispetto al caso della base d’appoggio zapatista Francisco Sántiz López, chiediamo la sua liberazione immediata e incondizionata, e che, senza più indugio, si svolga un’indagine e vengano processati i colpevoli dei fatti violenti avvenuti a Banavil, Municipio di Tenejapa, Chiapas.
Ai nostri fratelli e alle nostre sorelle che soffrono l’ingiustizia e la violenza in Chiapas, vogliamo far sapere che la loro lotta non va avanti nel silenzio, e non è neanche invisibile. Al contrario, ci sono molte persone, organizzazioni e comunità in ogni parte del mondo che seguono attentamente la loro situazione e che si sono unite in una campagna internazionale in solidarietà con la loro lotta. Da parte nostra, da tante città del mondo, gli inviamo un abbraccio caloroso e gli diciamo che sappiamo chi sono e cosa cercano, e che faremo tutto il possibile per appoggiarli. Tutti/e noi continueremo a fare eco alle loro giuste domande, una eco che risuoni con il battito collettivo della terra.
Per avere maggiori informazioni: https://sanmarcosaviles.wordpress.com
o mettersi in contatto con: laotranuevayork@yahoo.com
Per favore, inviate le vostre firme d’appoggio con il nome del vostro gruppo, organizzazione o collettivo, e quello della vostra città e del vostro paese, a

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Davanti allo sgombero imminente a San Marcos Avilés: Giustizia e Libertà 

Secondo quanto ha reso noto la comunità tzeltal di San Marcos Avilés, appartenente al caracol zapatista di Oventic, si starebbe pianificando per i prossimi giorni un nuovo sgombero delle basi d’appoggio zapatiste (BAZ) della zona da parte di membri locali del PRI e del PVEM. Da quando il candidato Leonardo Guirao Aguilar (PVEM) ha vinto le recenti elezioni nel Municipio di Chilón a livello locale e il PRI le ha “vinte” a livello federale,  questi hanno reso pubblica l’intenzione di sgombero e, utilizzando la già conosciuta tecnica di contrinsorgenza nei confronti delle popolazioni indigene zapatiste che, fin dalla sollevazione del 1994, consiste nel creare conflitti interni e divisioni nelle comunità,  stanno cercando di reclutare persone nelle altre comunità vicine.

Recentemente, oltre all’annuncio del piano di sfollamento, c’è stato un aumento preoccupante di insulti, tentativi di violazioni, distruzione della flora e dei raccolti e di furti a danno della comunità. A causa di queste gravi fatti, quest’anno nella BAZ non ci sarà la quantità necessaria di alimenti.

Consideriamo necessario oggi più che mai diffondere la verità sulla situazione di San Marcos Avilés, sulla repressione del mal governo e sulla degna resistenza di tutti/e gli/le Zapatisti/e.

Che sia chiaro che questi attacchi non sono isolati, ma che sono parte essenziale della guerra di sterminio prolungata che il mal governo del Messico e l’ambizione capitalista, mano a mano, stanno portando avanti in questi ultimi 18 anni per schiacciare il movimento zapatista e tutto quello che questo regala al mondo.

Il loro proposito è stato ed è procedere con il progetto coloniale e distruggere ad ogni costo l’autonomia e la resistenza indigena, appropriarsi delle sue terre ancestrali e, così, poter sfruttare le risorse naturali che fornisce la Madre Terra per l’esclusivo beneficio di “los de arriba” (quelli che stanno in alto), mercantilizzando la vita indigena e sradicando la sua coscienza collettiva.

Ma.. che possiamo fare noi per appoggiare San Marcos Avilés e denunciare le ingiustizie che sta soffrendo?

Ti incoraggiamo a partecipare alle diverse proposte che si stanno realizzando a livello nazionale e internazionale:

û  Sommarsi alla Campagna Mondiale!: Invia una mail all’indirizzo che sta in basso per aderire alla Campagna Mondiale chiamata “Eco Mondiale in Appoggio agli/le Zapatisti/e: Giustizia e Libertà per San Marcos Avilés e Francisco Sántiz López.” Numerose organizzazioni, collettivi e persone in tutto il mondo hanno già aderito.

û  Formare un Comitato della Parola Vera con i tuoi amici, familiari, compagni di lavoro, ecc., per  prender parte a questa campagna organizzativa.

û  Diffondere la lotta e l’autonomia zapatista, così come la situazione attuale di San Marcos Avilés, attraverso incontri pubblici, proiezioni di video, diffusione di volantini informativi, riunioni informative, pubblicazioni di articoli, riflessioni,   denunce, opere artistiche, ecc.

û  Diventare Amic@ di SAN MARCOS AVILÉS in Facebook e condividere con i contatti le informazioni.

û  Tutti/e possiamo organizzare un’attività da dove siamo e secondo le nostre capacità!

Se vuoi partecipare attivamente a qualsiasi delle proposte

anteriori mettiti in contatto con i/le compagni/e della Otra Nueva York:

laotranuevayork@yahoo.com

                                                Per avere maggiori informazioni visita:                                                                                         

sanmarcosaviles.wordpress.com

Volantino: volante 1

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Dirigente campesino peruviano chiede al movimento #YoSoy132 di sostenere gli zapatisti

#YoSoy132 non deve dimenticare l’EZLN.

23 agosto 2012

La Jornada – Giovedì 23 agosto 2012

Hermann Bellinghausen

Il dirigente campesino e direttore della pubblicazione peruviana Lucha Indígena, Hugo Blanco, dal Perú in un messaggio di sostegno alle comunità dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), denuncia lle vere ragioni e le forze che vogliono schiacciare quella che egli chiama la zona liberata dal neoliberismo, dove le persone si governano da sé stesse. Nel 1994, nel momento di massima auge del sistema neoliberale che ci opprime, si è sollevata una voce ribelle, il movimento zapatista del Chiapas.

Blanco esorta il movimento #YoSoy132 a comprendere che è fondamentale il suo compito di difendere l’isola di libertà che si trova nel suo stesso paese; sconfiggere gli zapatisti favorirebbe la sconfitta del movimento #YoSoy132. Considerando che è interesse diretto dell’umanità difendere quest’isola di libertà, Hugo Blanco invita a difendere San Marcos Avilés, condanna le numerose altre aggressioni nella zona e chiama a lottare per la libertà di Francisco Sántiz López ed Alberto Patishtán Gómez.

E ricoerda: Carlos Salinas de Gortari, allora presidente, lanciò una sanguinosa offensiva militare pensando di schiacciare rapidamente la ribellione. Non fu così, la popolazione indigena combattente resistette. Il popolo del Messico si indignò di fronte allo spargimento di sangue e pretese la sospensione dell’attacco. Il governo degli Stati Uniti si mise in allarme, perché con la quantità di messicani e chicani oppressi presenti nel suo territorio, esisteva il pericolo che la ribellione si estendesse alla sede dell’impero. Pertanto ordinò al governo messicano di fermare l’attacco, mentre i ribelli dichiaravano di ubbidire al popolo del Messico che ordinava di fermare la guerra.

Blanco rammenta: Il governo offrì il dialogo, gli zapatisti accettarono. Con lo spirito democratico che hanno sempre dimostrato, non volevano essere loro a parlare a nome degli indigeni messicani, e convocarono indigeni e indigenisti di tutto il paese affinché elaborassero le richieste da presentare. I loro argomenti furono così puntuali che la commissione governativa dovette accettare molti punti. Entrambe le parti firmarono gli Accordi di San Andrés. Siccome questi dovevano avere forma di legge per essere approvati dal parlamento, questo nominò una commissione con l’incarico di dar loro il formato corretto. La commissione svolse il suo compito e lo presentò alle parti, gli zapatisti accettarono, ma il governo no. Al posto di questo presentò un altro documento, tradendo gli accordi che aveva firmato. In Parlamento i partiti si inchinarono all’oltraggio.

Il governo di Ernesto Zedillo lanciò un attacco militare a tradimento nel tentativo di liquidare la dirigenza dell’EZLN. E fallì, sottolinea Blanco, ma, chiunque sia il presidente di turno non abbandona i propositi di distruggere quell’isola di libertà che esiste nel mondo.

Non dimentichiamo che la prima riunione internazionale degli oppressi dal sistema neoliberale che schiaccia il mondo fu convocata dagli indigeni zapatisti e si svolse nel fango del Chiapas anni prima del Forum Sociale Mondiale.

Il dirigente campesino de lPerú rileva: Ultimamente si stanno intensificando gli attacchi contro le comunità zapatiste, il principale e più forte è quello che sta subendo la comunità autonoma zapatista di San Marcos Avilés. Le giunte di buon governo Hacia la Esperanza e Corazón del Arco Iris de la Esperanza denunciano diversi attacchi. Questi, così cme il mantenimento in prigione di Sántiz López e Patishtán Gómez, costituiscono la punta di diamante per schiacciare la zona liberata dal neoliberismo, dove le persone di governano da sé stesse attraverso le giunte che sono considerate un pericoloso nemico dalle multinazionali, perché sono la dimostrazione vivente che un altro mondo è possibile, un mondo dove stanno molti mondi. http://www.jornada.unam.mx/2012/08/23/politica/018n2pol

(Traduzione “Maribel” – Bergamo)

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A chi cerca un mondo libero

Come contributo a questa necessaria campagna, ho scritto «A quienes
buscan un mundo libre».

Hugo Blanco (direttore del mensile Lucha Indigena, e leader da più di 50 anni del Movimento Contadino del Perù – gaia)

A chi cerca un mondo libero

Nel 1994, in piena gloriosa auge del sistema neoliberale che ci opprime, si alzó una voce ribelle, quella del movimento zapatista del Chiapas, Messico.

Naturalmente Salinas, l’allora presidente, lanciò una sanguinosa offensiva militare pensando di schiacciare rapidamente la ribellione. Non fu così, la popolazione indigena combattente, resistette. Il popolo messicano s’indignò davanti allo spargimento di sangue e pretese la fine dell’attacco.

Il governo degli Stati Uniti si allarmò, poiché, considerata la quantità di messicani e di chicanos che teneva e tiene oppressi nel suo territorio, c’era il pericolo che la ribellione armata zapatista si estendesse alla sede dell’impero. Quindi ordinò al governo messicano di sospendere l’attacco, e naturalmente il suddito obbedì. I ribelli dichiararono che loro avrebbero obbedito al popolo del Messico, che aveva chiesto che la guerra terminasse, e così si sospese lo scontro armato.

Il governo propose dei colloqui, gli zapatisti accettarono. A causa del loro spirito democratico, non vollero essere loro a parlare in nome degli indigeni messicani, e convocarono indigeni e indigenisti di tutto il paese perché fossero loro stessi ad elaborare le richieste indigene. Così avvenne, e furono così contundenti i loro argomenti che la commissione governativa dovette accettarne molti. Entrambe le parti firmarono quelli che vennero chiamati “Gli accordi di San Andrés”. Siccome questi accordi dovevano essere espressi in forma di legge per poter essere approvati dal parlamento, questo nominò una commissione con l’incarico di dargli la forma necessaria. La commissione fece il suo lavoro e lo presentò alle due parti, gli zapatisti accettarono, il governo no. Presentò invece un altro documento, tradendo così gli accordi che aveva firmato precedentemente. I partiti della camera si inchinarono davanti all’abuso e accettarono di discutere e approvare il documento del governo. Quindi, il Potere Esecutivo, appoggiato dal parlamento, tradì gli accordi presi.

Il governo poi scatenò a tradimento un attacco militare contro gli zapatisti, per cercare di liquidare la direzione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Fallì. Però (chiunque sia stato poi il presidente di turno) non abbandonò più l’intenzione di far scomparire quest’isola di libertà che esiste nel mondo.

Non dimentichiamoci che la prima riunione internazionale degli oppressi dal sistema neoliberale che schiaccia il mondo fu convocata dagli indigeni zapatisti e si svolse tra il fango del Chiapas, anni prima del Foro Social Mundial.

Ultimamente si stanno intensificando gli attacchi alle comunità zapatiste, il principale e più forte è quello che soffre la comunità autonoma zapatista di San Marcos Avilés. La Junta de Buen Gobierno Hacia la Esperanza e la Junta de Buen Gobierno Corazón del Arco Iris de la Esperanza stanno, anche loro, denunciando attacchi.

Questi attacchi, così come il mantenere in prigione Francisco Santiz López e Alberto Patishtán Gómez, costituiscono la punta dell’iceberg dell’attacco in atto per distruggere la zona liberata dal neoliberalismo, dove la gente si governa da se stessa tramite le Juntas de Buen Gobierno. Queste sono considerate come un gran nemico dalle imprese transnazionali (1% dell’umanità che sopraffà il 99%) perché sono una dimostrazione viva del fatto che “Un altro mondo è possibile”, “Un mondo che contenga molti mondi”.

Speriamo che l’insorto movimento ribelle del Messico, #yosoy132, comprenda che è suo compito fondamentale difendere l’isola di libertà che si trova nel suo stesso paese, schiacciare gli zapatisti renderebbe facile schiacciare #yosoy132.

Lottiamo in difesa di San Marcos Avilés e contro gli altri attacchi nella zona. Lottiamo per la libertà di Francisco Santiz López e Alberto Patishtán Gómez.

É interesse diretto dell’umanità difendere l’isola di libertà che è l’area zapatista.

Hugo Blanco

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Tzeltales temono lo sgombero delle basi di appoggio nel caracol di Oventic

Hermann Bellinghausen

La Jornada – martedì 7 agosto 2012

Secondo le informazioni della comunità tzeltal San Marcos Avilés, appartenente al caracol zapatista di Oventic, si starebbe pianificando un nuovo sgombero delle basi di appoggio zapatiste della località. Questo potrebbe avvenire nei prossimi giorni con l’intervento di elementi dei partiti politici locali appartenenti al gruppo di scontro che ha tormenta le basi ribelli di San Marcos Avilés dal 2010. Questi sono in assemblea straordinaria per discutere questi temi, aggiungono, ed hanno reso noto il piano di sgombero violento. La comunità aggredita riferisce che questi stanno tentando di reclutare persone nelle comunità di Pantelhó, Corralito e La Providencia per realizzare lo sgombero; si vantano di essere in grado di farlo poiché il candidato Leonardo Guirao Aguilar (PVEM) ha vinto le recenti elezioni nel municipio di Chilón, il suo partito le ha vinte a livello statale ed il PRI a livello federale.

Gli indigeni identificati come i promotori di queste minacce sono Lorenzo Ruiz Gómez e Manuel Díaz Ruiz (PVEM) ed i priisti Vicente Ruiz López, José Cruz Hernández, Carmelino Hernández Hernández, Ernesto López Núñez, Manuel Vázquez Gómez, Aristeo ed Alejandro Núñez Ruiz.

Oltre all’annuncio del piano di sgombero dei gruppi di scontro citati, recentemente c’è stato un aumento preoccupante di insulti, distruzione di campi e raccolti e furti nella comunità, riferiscono a loro volta le organizzazioni civili. A causa delle aggressioni, quest’anno le provviste alimentari per le famiglie zapatiste di San Marcos Avilés non saranno sufficienti. Nelle settimane scorse, minacce e aggressioni si sono intensificate tanto che si teme la ripetizione di quanto successo nell’agosto del 2010, o forse peggio; la vita delle basi di appoggio zapatiste di San Marcos Avilés è in serio pericolo. Gli indigeni in resistenza e perseguitati, circa 200 persone, comprarono il terreno 12 anni fa e possiedono i documenti di proprietà. Tuttavia, come in tutto il territorio zapatista, questo non ferma i governi che continuano a consegnare la terra ad altri in cambio dello spostamento forzato di ciò che più temono quelli che stanno sopra: il buon esempio, sottolineava giorni fa un appello alla solidarietà internazionale delle organizzazioni dell’Altra Campagna che hanno manifestato molta preoccupazione per la sorte di questa comunità. Prossimamente, una carovana civile percorrerà alcuni punti nevralgici della geografia della resistenza e della contrainsurgencia.

Negli ultimi giorni ci sono state altre nuove minacce verso le basi di appoggio dell’EZLN di San Marcos Avilés da parte del gruppo di scontro, il quale ha dichiarato che sequestrerà le autorità comunitarie zapatiste e così caccerà con la forza le basi di appoggio dall’ejido. Chi denuncia le aggressione è minacciato di arresto. Le organizzazioni allertano: Per tutto questo si teme lo sgombero forzato della comunità come avvenne nel 2010.

L’inizio della sventura di San Marcos Avilés è stata la costruzione della scuola Emiliano Zapata, parte del Sistema Autonomo Educativo Zapatista, nell’agosto di quell’anno. I filogovernativi lanciarono le ostilità e poche settimane dopo le famiglie zapatiste dovettero rifugiarsi sulle montagne per 33 giorni. Al loro ritorno, trovarono le sue case ed i campi saccheggiati e distrutti. Due anni dopo, e spronati dalla vittoria elettorale del loro correligionario Manuel Velasco Coello, i gruppi di scontro sembrano prepararsi a consumare le aggressioni ed i furti ampiamente annunciati, davanti alla passività del governo statale.

http://www.jornada.unam.mx/2012/08/07/politica/018n2pol

(Traduzione «Maribel» – Bergamo)

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VIDEOMESSAGGIO SAN MARCOS AVILES 

NUOVO MESSAGGIO GRAVE E URGENTE DAGLI ZAPATISTI DI SAN MARCOS AVILÉS

Per favore diffondere e far circolare

Compagne e compagni del mondo,

Il Movimiento por Justicia del Barrio, La Otra Campagna di New York mandano un forte abbraccio.

Inviamo un nuovo ed urgente videomessaggio da parte degli zapatisti della comunità in resistenza di San Marcos Avilés.

In questo messaggio i nostri fratelli di questa comunità chiapaneca raccontano con le loro parole ed i volti pieni di emozione e rabbia, la storia dell’incubo in cui vivono. Questo incubo è cominciato dopo l’apertura della loro scuola autonoma nel 2010. In particolare denunciano le costanti aggressioni e terrore che perpetuano i gruppi armati che sono il braccio dei partiti politici donimanti nella regione. Questi vogliono distruggere il movimento zapatista e la sua lotta per la giustizia, la dignità, e l’autonomia.

Inoltre, in questo videomessaggio i compagni zapatisti di San Marcos Avilés mandano a tutto il mondo alcuni messaggi diretti, in particolare alle donne, ai prigionieri politici e ai popoli degni di tutti i paesi. I nostri fratelli lanciano un appello alla mobilitazione e alla solidarietà nazionale ed internazionale, poiché sono in continuo ed allarmante aumento le minacce e le aggressioni contro di loro.

Dopo la diffusione di questo videomessaggio, specialmente negli ultimi giorni, ci sono state altre nuove minacce contro le basi di appoggio zapatiste di San Marcos Avilés da parte del gruppo armato dei partiti locali. Questo gruppo ha minacciato di sequestrare le autorità comunitarie zapatiste, e così sgombererà con la forza le basi di appoggio dell’ejido.  Il gruppo ha anche detto che metterà in prigione tutti coloro che denunciano questi atti di aggressione e minaccia. Per tutto quest, si teme lo sgombero forzato della comunità, come avvenne nel 2010.

Qui il link del videomessaggio:

http://www.youtube.com/watch?v=rY-8CBt3Vkg

GIUSTIZIA E LIBERTA’ PER GLI ZAPATISTI DI SAN MARCOS AVILES!

VIVA L’EZLN!

Con affetto e solidarietà,

Movimiento por Justicia del Barrio
La Otra Campagna New York

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